I coralli nel Mediterraneo sono a rischio estinzione

I coralli del Mediterraneo sono a rischio estinzione: Marevivo lancia un programma di restauro e monitoraggio.

I coralli nel Mediterraneo sono a rischio estinzione

LLa possibile scomparsa delle barriere coralline non rappresenta soltanto una perdita ambientale di enorme portata, ma uno dei primi e più chiari punti di non ritorno della crisi climatica globale. Pur coprendo appena l’1% dei fondali marini, i coralli ospitano oltre il 25% della biodiversità oceanica, svolgendo un ruolo insostituibile nell’equilibrio degli ecosistemi marini. La loro regressione, già in atto, sta innescando effetti a catena che riguardano la pesca, la protezione delle coste, il ciclo del carbonio e la sopravvivenza di migliaia di specie.

I coralli sono tra gli organismi più antichi del Pianeta e hanno superato ben cinque estinzioni di massa. Eppure, paradossalmente, rischiano di non sopravvivere all’attuale crisi climatica, caratterizzata da un riscaldamento globale rapidissimo, dall’acidificazione degli oceani e da pressioni antropiche sempre più intense. Negli ultimi decenni, circa la metà delle barriere coralline mondiali è stata gravemente danneggiata, e il Mediterraneo non fa eccezione.

Il Mediterraneo e i suoi coralli “invisibili”

Contrariamente a quanto si tende a pensare, il Mediterraneo ospita specie coralline di grande valore ecologico, spesso poco conosciute dal grande pubblico. Tra queste spicca la Cladocora caespitosa, nota come “madrepora a cuscino”, una specie endemica e uno dei principali organismi costruttori dell’ecosistema marino mediterraneo.

Mediterraneo
© Pexels

Proprio per rispondere a questa emergenza, Fondazione Marevivo ha lanciato il progetto “MedCoral Guardians”, il primo programma strutturato dedicato alla tutela dei coralli del Mediterraneo. L’iniziativa punta a unire sensibilizzazione, educazione ambientale e ricerca scientifica, coinvolgendo cittadini, studenti, turisti, subacquei e comunità locali.

Dal monitoraggio al restauro attivo dei coralli

Dopo una prima esperienza nell’Area Marina Protetta di Ustica, il progetto è entrato nel vivo anche nell’Area Marina Protetta di Punta Campanella, grazie alla collaborazione tra Marevivo e il Dipartimento di Biologia dell’Università di Napoli Federico II. Qui è stata avviata un’attività di monitoraggio e restauro attivo della Cladocora caespitosa, una pratica ancora poco diffusa nel Mediterraneo ma sempre più necessaria.

Nel porto di Marina della Lobra, a Massa Lubrense, è stato presentato il primo impianto sperimentale, composto da 13 frammenti di corallo che verranno collocati in un sito marino idoneo. L’intervento complessivo prevede l’installazione di 12 impianti per un totale di 156 frammenti, recuperati attraverso operazioni estremamente delicate. I frammenti utilizzati sono quelli già staccati dalla roccia, spesso a causa di ancoraggi selvaggi o impatti meccanici, e vengono fissati su supporti appositamente progettati.

Un vivaio galleggiante di coralli per salvare gli ecosistemi del Mediterraneo

Questo approccio consente non solo di favorire il recupero delle colonie, ma anche di monitorare nel tempo la risposta dei coralli a diverse condizioni ambientali, valutando l’efficacia delle strategie di conservazione in un contesto reale.

Secondo i ricercatori dell’Università Federico II, l’Area Marina Protetta di Punta Campanella rappresenta un vero e proprio laboratorio naturale a cielo aperto. Il progetto consentirà di mappare la distribuzione della Cladocora caespitosa, seguire la sua evoluzione nel lungo periodo e analizzare l’interazione tra il restauro dei coralli e altri elementi chiave dell’ecosistema, come le foreste di Cystoseira.

Queste alghe brune, fondamentali per la biodiversità marina, sono anch’esse in forte regressione a causa di inquinamento, urbanizzazione costiera, eutrofizzazione, aumento delle temperature e specie invasive. Testare la coesistenza tra coralli e Cystoseira permetterà di ottenere dati cruciali per sviluppare modelli di conservazione integrata.

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