Quanto inquinano i voli in prima classe e in business class?

I voli in prima e business class emettono 4-5 volte più CO₂ per passeggero per chilometro rispetto ai voli in economy.

Quanto inquinano i voli in prima classe e in business class?

II voli di prima e business class rappresentano una quota minoritaria del traffico aereo, ma il loro impatto climatico è sproporzionato. A ricordarlo è una nuova analisi pubblicata da Greenpeace Europa Centro-orientale alla vigilia di un nuovo periodo di viaggi festivi. Secondo lo studio, appena il 14% dei passeggeri che vola in prima, business e premium economy è responsabile di oltre un terzo delle emissioni (36%) prodotte dai voli a lungo raggio.

La ricerca, realizzata per Greenpeace dal T3 Transportation Think Tank, ha analizzato i voli intercontinentali partiti nel 2024 da 44 Paesi e operati da 24 compagnie aeree europee, includendo anche quelli di ITA Airways in partenza da Roma. I risultati fotografano una tendenza chiara: le compagnie europee stanno puntando sempre di più sui passeggeri ad alto reddito, ampliando le cabine di lusso e aumentando così l’impronta climatica del settore.

Perché i voli di prima e business class inquinano molto di più?

Nel solo 2024 sono stati venduti almeno 19 milioni di biglietti di prima, business e premium economy per voli a lungo raggio in partenza dall’Europa. Una crescita che ha un costo ambientale elevato. Secondo l’analisi, un posto in prima o business class emette da quattro a cinque volte più CO₂ per passeggero e per chilometro rispetto a un posto in economy.

Voli sempre più turbolenti? La colpa è anche del cambiamento climatico
© Pexels

La ragione è soprattutto fisica e tecnica. I sedili di lusso occupano molto più spazio, riducendo il numero complessivo di passeggeri trasportati, e comportano un peso maggiore per passeggero, tra sedili più grandi, servizi aggiuntivi e carichi extra. Il risultato è un consumo di carburante più elevato a parità di distanza percorsa.

Secondo Greenpeace, l’impatto di questi voli resta però largamente invisibile dal punto di vista fiscale. A livello europeo, infatti, non esistono limiti né tasse specifiche sui voli di lusso, nonostante il loro contributo significativo alle emissioni climalteranti.

Emissioni da élite e costi collettivi

Un singolo volo di andata in prima classe da Francoforte a New York produce tante emissioni di gas serra quante ne genera un cittadino medio dell’UE in un anno intero“, sottolinea Federico Spadini, della campagna Clima di Greenpeace Italia. “I viaggi di lusso per pochi privilegiati hanno costi incredibilmente elevati per tutte le altre persone e per il pianeta“.

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Secondo Spadini, la contraddizione è evidente: mentre molte famiglie faticano a sostenere l’aumento del costo della vita, le compagnie aeree continuano a investire nelle cabine premium, che consumano molto più carburante di un posto in economy. A questo si aggiunge un ulteriore elemento critico: l’aviazione beneficia ancora di ampi sussidi indiretti, come l’esenzione dall’IVA sui biglietti internazionali e gli sgravi fiscali sul carburante.

Quanto potrebbero rendere le tasse sui voli di lusso

Greenpeace ha stimato che l’introduzione di una tassazione minima sui biglietti premium potrebbe generare risorse significative senza colpire la maggioranza dei cittadini. Applicando una tassa di 340 euro per ogni biglietto di prima classe a lungo raggio, 220 euro per quelli in business class e 75 euro per la premium economy, gli Stati europei potrebbero incassare almeno 3,3 miliardi di euro all’anno.

Secondo Greenpeace, queste risorse potrebbero essere reinvestite in politiche di interesse collettivo, come trasporti pubblici più efficienti e accessibili oppure i cosiddetti “biglietti climatici”, titoli di viaggio integrati e a basso costo per autobus, metro e treni.

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