L’Italia del riciclo tra eccellenze e fragilità strutturali: il rapporto di Assoambiente
Secondo l’edizione 2025 del rapporto L’Italia che Ricicla di Assoambiente, il riciclo italiano si regge su realtà di piccole dimensioni.
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LL’Italia si conferma tra i leader europei nel recupero dei materiali, con performance di riciclo spesso superiori alla media UE. Ma dietro i risultati incoraggianti si nasconde un sistema ancora fragile, congelato da limiti industriali, difficoltà normative e carenza di mercati per i materiali riciclati. È questa la fotografia scattata dal nuovo rapporto “L’Italia che Ricicla 2025”, realizzato da Assoambiente.
L’Italia del riciclo: numeri in crescita, ma non basta
Nel nostro Paese vengono generati ogni anno 193,8 milioni di tonnellate di rifiuti, di cui 164,5 milioni di rifiuti speciali e 29,3 milioni di rifiuti urbani. Tra questi ultimi, l’organico rappresenta oltre un terzo del totale (34,7%), seguito da carta e cartone (21,8%), plastica (12,8%) e vetro (8,3%).

Le raccolte differenziate hanno raggiunto una quota record del 66,6% (19,5 milioni di tonnellate): un traguardo importante che si traduce nel 54% di rifiuti urbani avviati a riciclo, 20% inviati a recupero energetico e 16% ancora smaltiti in discarica. Ancora migliori le performance per i rifiuti speciali, che hanno un tasso di riciclo del 73,1%.
Rifiuti, le eccellenze che trainano il sistema
L’Italia mantiene un primato grazie a filiere storiche e mature: la carta, il vetro e i metalli, tutte con tassi di riciclo oltre il 70% e una solida struttura industriale alle spalle. Le maggiori debolezze, secondo Assoambiente, emergono in settori considerati strategici per volumi e impatti ambientali: plastica, tessile, edilizia (C&D) e RAEE (rifiuti elettronici).
A pesare sono soprattutto la scarsa raccolta e i tassi di intercettazione insufficienti, così come la domanda limitata di materia riciclata, i mercati instabili e spesso non competitivi e le norme frammentate e non omogenee sul territorio nazionale.

Il caso dell’edilizia è emblematico: nonostante un recupero dell’81%, il mercato degli aggregati riciclati resta debole e si accumulano materiali senza sbocco commerciale. La plastica è in piena crisi: il costo dei polimeri vergini e l’energia elevata stanno fermando impianti simbolo dell’economia circolare tricolore.
Un settore fatto di microimprese
Secondo l’edizione 2025 del rapporto, il riciclo italiano si regge su realtà di piccole dimensioni: per il 59% sulle microimprese (meno di 10 addetti), per il 31% sulle piccole imprese e solo per l’1% sulle grandi aziende. Se da un lato questo garantisce resilienza e prossimità ai territori, allo stesso tempo limita gli investimenti, la produttività e le capacità di crescita. Nonostante ciò, il settore genera oltre 5,6 miliardi di euro di ricavi l’anno.

Per Paolo Barberi, presidente UNICIRCULAR, la criticità maggiore è l’incapacità di trasformare il riciclo in una vera filiera industriale: “Senza un sistema che premi l’uso delle materie prime riciclate, continueremo ad avere risultati eccellenti nel riciclo, ma l’economia circolare resterà solo uno slogan”. Sul tema è intervenuto anche Chicco Testa, presidente di Assoambiente: “Il riciclo è una leva competitiva e strategica per la sicurezza delle risorse e la decarbonizzazione del Paese, ma servono regole stabili, incentivi e un forte mercato nazionale delle materie prime seconde“.