Inquinamento e rumore in Europa: i nuovi dati di Eurostat sulla qualità della vita
LL’ambiente in cui viviamo incide in modo diretto sul nostro benessere, sulla salute e persino sulle prospettive economiche, influenzando il valore delle case e la vivibilità dei quartieri. Questo lo sappiamo ormai da tempo e anche l’Unione Europea ha riconosciuto questa connessione nel suo 8° programma d’azione per l’ambiente (EAP), entrato in vigore nel 2022
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LL’ambiente in cui viviamo incide in modo diretto sul nostro benessere, sulla salute e persino sulle prospettive economiche, influenzando il valore delle case e la vivibilità dei quartieri. Questo lo sappiamo ormai da tempo e anche l’Unione Europea ha riconosciuto questa connessione nel suo 8° programma d’azione per l’ambiente (EAP), entrato in vigore nel 2022 e valido fino al 2030, che mira a proteggere il capitale naturale, costruire un’economia a basse emissioni e salvaguardare i cittadini dai rischi ambientali e dall’inquinamento.
Ma quanto i cittadini europei percepiscono il peso dell’ambiente sulla propria qualità di vita? I dati Eurostat offrono un quadro dettagliato, basato su indicatori che misurano l’esposizione auto-riferita a inquinamento, sporcizia e rumore nelle abitazioni.
Inquinamento e degrado ambientale: i dati 2023
Nel 2023, il 12,2% della popolazione dell’UE ha segnalato che inquinamento, sporcizia o altri problemi ambientali hanno interessato la propria abitazione. Un dato in calo rispetto al 15,1% del 2019, ma con forti differenze nazionali. Malta guida la classifica con il 34,7% della popolazione colpita, seguita da Grecia (20,5%) e Germania (16,8%). All’estremo opposto, Croazia (4,2%), Svezia (5,0%) e Slovacchia (5,8%) registrano i valori più bassi.

La distribuzione varia anche in base al livello di urbanizzazione: il problema riguarda il 6,8% degli abitanti delle aree rurali, il 10,5% di chi vive in periferia e il 17,2% dei cittadini nei centri urbani. Non sorprende che le città, più esposte a traffico e densità edilizia, mostrino i livelli più alti.
Povertà e vulnerabilità ambientale
I dati ci mostrano anche che le persone a rischio di povertà riportano più frequentemente problemi ambientali: nel 2023 è stato il 14,1% rispetto all’11,9% di chi non era in condizioni di vulnerabilità. Le differenze sono particolarmente evidenti in paesi come Slovacchia, Bulgaria e Paesi Bassi, dove la quota di cittadini poveri che si dichiarano esposti è significativamente superiore alla media.
L’impatto del rumore sulla qualità della vita
Oltre all’inquinamento atmosferico e al degrado urbano, anche il rumore rappresenta una fonte rilevante di disagio. Nel 2023, il 18,2% della popolazione UE ha dichiarato che il rumore proveniente da vicini o dalla strada era un problema per la propria abitazione, in calo rispetto al 20,6% del 2010.
Le differenze sono marcate: i livelli più alti si registrano a Malta (31,3%), Lussemburgo (30,2%), Portogallo (28,7%) e Paesi Bassi (28,2%). I più bassi in Croazia (6,7%), Slovacchia (8,6%) e Bulgaria (8,7%). A livello urbano, il divario è netto: il 24,3% dei residenti nelle città si sente disturbato dal rumore, contro il 16,9% in periferia e il 10,5% nelle aree rurali.

L’UE ha riconosciuto il rumore ambientale come un fattore critico di salute pubblica, tanto da dotarsi già nel 2002 della Direttiva sul rumore ambientale, il principale strumento normativo per valutare e gestire il problema. Le azioni future, previste dall’EAP, puntano a ridurre drasticamente l’inquinamento acustico, attraverso la progettazione di città più vivibili e la riduzione del rumore alla fonte.
Nel complesso i dati mostrano che, sebbene l’Europa abbia fatto progressi, inquinamento e rumore restano tra i principali ostacoli alla qualità della vita per milioni di cittadini. Colmare queste disuguaglianze territoriali e sociali sarà decisivo per garantire un ambiente sano, equo e resiliente entro il 2030.