Incendi boschivi 2025: Europa e Canada verso nuovi record di emissioni
Incendi: nel 2025 in diverse regioni del mondo il fuoco ha raggiunto livelli di intensità ed emissioni mai osservati negli ultimi vent’anni.
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IIl nuovo report del Servizio di Monitoraggio dell’Atmosfera di Copernicus (CAMS) traccia un quadro preoccupante dell’attività degli incendi boschivi nel 2025. In diverse regioni del mondo, il fuoco ha raggiunto livelli di intensità ed emissioni mai osservati negli ultimi vent’anni. L’Europa ha registrato le sue emissioni annuali più alte dall’inizio delle rilevazioni nel 2003, mentre il Canada si colloca al secondo posto nella sua serie storica.
L’Africa tropicale rimane la maggiore fonte globale di emissioni da combustione di biomassa, a conferma di un fenomeno distribuito in modo molto disomogeneo su scala planetaria.
Europa: estate bollente e incendi fuori controllo
Nell’Unione Europea e nel Regno Unito, le emissioni da incendi hanno sfiorato 13 megatonnellate di carbonio, il dato più alto degli ultimi vent’anni. Un numero che, pur rappresentando un contributo limitato alle emissioni globali di CO₂, riflette un’altra minaccia cruciale: la diffusione di inquinanti dannosi per la salute come PM2.5 e ossidi di azoto.

Nella penisola iberica, ondate di calore estreme, venti intensi e una siccità prolungata hanno alimentato incendi di potenza eccezionale. La Spagna ha segnato il suo valore annuo più alto degli ultimi 23 anni, passando da emissioni sotto la media a livelli record in appena una settimana di agosto. Il fumo ha viaggiato fino al Regno Unito e all’Europa nord-occidentale, con concentrazioni di particolato fine ben oltre le linee guida dell’OMS.
Situazione critica anche nel Mediterraneo orientale: in Grecia, Turchia e Cipro gli incendi tra giugno e luglio hanno devastato migliaia di ettari, con Cipro che ha toccato in soli due giorni le sue emissioni annuali record. Nei Balcani – Albania, Montenegro, Macedonia del Nord e Serbia – si sono registrati focolai estremi che hanno messo in crisi le infrastrutture di gestione delle emergenze.
Nord America: tre anni consecutivi di incendi eccezionali
Anche nel 2025, il Canada resta uno degli epicentri globali della crisi: al 1° ottobre le emissioni ammontavano a circa 250 megatonnellate di carbonio, secondo valore più alto mai registrato. Le gigantesche colonne di fumo hanno più volte attraversato il Nord America, raggiungendo perfino l’Atlantico e l’Europa.

Negli Stati Uniti l’incendio scoppiato a gennaio nei dintorni di Los Angeles, alimentato da una vegetazione resa altamente infiammabile e dai venti di Santa Ana, è stato definito un esempio di “colpo di frusta idro-climatico”: dopo mesi più umidi della media, un rapido ritorno alla siccità estrema ha preparato il terreno a un evento esplosivo. PM2.5 a livelli pericolosi sono stati registrati in tutta l’area metropolitana. Record anche per Washington nel mese di settembre, mentre in Alaska oltre un milione di acri di foresta sono bruciati tra giugno e luglio.
Russia, Medio Oriente e Australia: incendi sempre più precoci e intensi
Nel Estremo Oriente russo le emissioni da incendio tra aprile e metà maggio sono state le più alte dal 2018, con fumo trasportato fino al Giappone e alla Cina nord-orientale. In Siria, agosto 2025 ha registrato le emissioni più elevate di sempre, mentre in Australia — nel Territorio del Nord e nel Queensland — gennaio è stato il mese peggiore degli ultimi dieci anni.
Africa tropicale: un gigante invisibile
Pur mostrando un calo strutturale grazie alla riduzione degli incendi nella savana, l’Africa tropicale resta la principale responsabile delle emissioni da incendi a livello globale. Tuttavia, proprio nel continente si osserva un aumento degli eventi estremi, con una forte variabilità climatica da un anno all’altro.
Un 2025 eterogeneo, ma il trend è chiaro
Il report evidenzia anche che non tutte le regioni del pianeta mostrano un peggioramento. In alcune parti del Sud-Est asiatico e del Sud America — Bolivia e Brasile in primis — le emissioni risultano inferiori al 2024. Ma si tratta di eccezioni locali in un quadro globale che punta in una direzione netta. Come sottolinea Mark Parrington (CAMS), il fumo degli incendi può viaggiare per migliaia di chilometri e minacciare la salute anche nelle zone lontane dai focolai: un motivo in più per rafforzare il monitoraggio costante e la coordinazione internazionale nella prevenzione e gestione degli incendi.