Arbovirosi in Italia e cambiamento climatico: dengue e West Nile non sono più malattie tropicali
Arbovirosi in Italia: virus un tempo considerati esotici hanno ormai trovato condizioni favorevoli per circolare stabilmente.
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LLe malattie trasmesse da zanzare e zecche non sono più un fenomeno occasionale né limitato ai mesi estivi o ai viaggi in Paesi lontani. Il cambiamento climatico sta modificando in modo strutturale la distribuzione dei vettori e la circolazione dei virus, rendendo alcune infezioni una presenza stabile anche in Italia. Dengue, Chikungunya, West Nile, Toscana virus ed encefalite da zecche (TBE) fanno ormai parte del panorama epidemiologico nazionale, con aree che possono essere considerate a tutti gli effetti endemiche.
Il tema è al centro del XXIV Congresso della Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali (SIMIT), in corso a Riccione fino al 19 dicembre, che offre un quadro aggiornato integrando dati di sorveglianza, esperienza clinica e strategie di prevenzione secondo un approccio One Health, capace di tenere insieme clima, ambiente e salute umana.
Arbovirosi in Italia, dati in crescita e confini sempre più sfumati
I numeri della sorveglianza nazionale coordinata dall’Istituto Superiore di Sanità confermano un cambiamento profondo. Dal 1° gennaio al 9 dicembre 2025 in Italia sono stati notificati 463 casi di Chikungunya, di cui 384 autoctoni, con diversi focolai di trasmissione locale. Nello stesso periodo si contano 204 casi di Dengue, con infezioni contratte anche sul territorio nazionale, 113 casi di Toscana virus quasi tutti autoctoni, 58 casi di TBE prevalentemente locali e alcuni casi di Zika virus legati ai viaggi.

Questi dati mostrano come la distinzione tra malattie “importate” e malattie “autoctone” sia sempre meno netta. Virus un tempo considerati esotici hanno ormai trovato condizioni favorevoli per circolare stabilmente.
“Il capitolo delle arbovirosi è oggi centrale anche nel nostro Paese. Con estati più calde e inverni più brevi e meno rigidi, la mortalità invernale di zanzare e zecche si riduce. I vettori sopravvivono più a lungo e virus come West Nile o Chikungunya riescono a mantenere una circolazione continua“, ha sottolineato Massimo Crapis, membro del Comitato di Presidenza del Congresso SIMIT.
Non è più solo un problema estivo
A cambiare non è solo la geografia del rischio, ma anche la sua stagionalità. Sebbene la maggior parte dei casi si concentri ancora tra giugno e settembre, oggi le arbovirosi non possono più essere escluse nei mesi invernali. “Le zanzare, sia del genere Culex sia la zanzara tigre, riescono a sopravvivere in ambienti chiusi e riscaldati, come abitazioni o strutture industriali“, prosegue Crapis: “Inoltre possono trasmettere il virus alla progenie. Questo significa che, dopo una fase di apparente quiescenza, basta un rialzo delle temperature perché l’attività dei vettori riprenda rapidamente“.
Emilia-Romagna, un’area ormai endemica
L’Emilia-Romagna rappresenta uno degli esempi più chiari di questa trasformazione. È tra le regioni con il maggior numero di casi notificati per diverse arbovirosi. Il West Nile virus è ormai endemico in ampie aree della Pianura Padana, mentre il Toscana virus registra qui il numero più alto di casi autoctoni a livello nazionale.

Anche la Chikungunya ha fatto registrare 322 casi autoctoni sul territorio regionale, configurandosi di fatto come una malattia endemica. La TBE, inizialmente circoscritta al Nord-Est, è oggi presente stabilmente anche in Emilia-Romagna, con numerosi casi soprattutto nell’area di Modena.
“Questi dati indicano chiaramente che non possiamo più considerare le arbovirosi come eventi sporadici“, spiega Crapis: “Servono attenzione clinica, sorveglianza continua e una consapevolezza diffusa, sia tra gli operatori sanitari sia tra i cittadini“.
Viaggi e prevenzione: una responsabilità individuale e collettiva
Alla vigilia delle vacanze natalizie, gli infettivologi hanno deciso di richiamare anche l’importanza di una corretta pianificazione sanitaria dei viaggi, soprattutto verso Paesi a rischio. In molte aree dell’Africa subsahariana e del Sud-Est asiatico, ad esempio, sono raccomandate vaccinazioni contro tifo ed epatite A e B, oltre a profilassi antimalariche personalizzate. Negli ultimi anni si è aggiunta anche un’importante novità: il vaccino contro la Dengue, disponibile in Italia, che consente di ridurre il rischio delle forme più gravi, come la febbre emorragica.
Resta però centrale la prevenzione dalle punture: repellenti, zanzariere, abbigliamento adeguato ed eliminazione dell’acqua stagnante. “Queste misure non proteggono solo il singolo viaggiatore, ma hanno un valore di sanità pubblica. Chi rientra in Italia con un’infezione come la Dengue, in presenza di vettori già diffusi, può contribuire alla circolazione del virus. Prevenire significa proteggere sé stessi e la collettività“, ha concluso Crapis.