Gli incendi in Spagna e Portogallo sono più comuni a causa del cambiamento climatico
Nel 2025 Spagna e Portogallo hanno vissuto la peggiore stagione di incendi degli ultimi 30 anni e la colpa è anche del cambiamento climatico.
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IIl 2025 sarà ricordato come l’anno in cui la Penisola Iberica ha vissuto la sua peggiore stagione di incendi degli ultimi trent’anni. In poche settimane le fiamme hanno divorato 640.000 ettari tra Spagna e Portogallo, un’area pari a quattro volte l’area di Londra e pari all’1% della superficie iberica. La devastazione è avvenuta durante una ondata di calore di 16 giorni, la più intensa mai registrata in Spagna.
Incendi in Spagna e Portogallo, un’emergenza senza precedenti
In Spagna la superficie bruciata è stata quattro volte superiore alla media degli ultimi vent’anni, mentre in Portogallo il fuoco ha colpito un’area 2,3 volte più ampia della media dal 1980. Nelle regioni di Galizia, Asturie e Castiglia e León sono stati evacuati oltre 36.000 abitanti, mentre in Portogallo circa 1.000 persone hanno dovuto lasciare le proprie case. Otto le vittime accertate. Anche aree naturali protette come i Picos de Europa e il Parco nazionale di Gerês sono state colpite, con habitat vitali per orso bruno, cicogna nera e gallo cedrone ridotti in cenere.
Il ruolo della crisi climatica
Secondo l’analisi del network World Weather Attribution, eventi di questo tipo sarebbero stati rarissimi in un clima preindustriale: una probabilità di una volta ogni 500 anni.
Oggi, con un riscaldamento medio globale di +1,3°C, la stessa combinazione di condizioni meteo si verifica circa una volta ogni 15 anni. Le fiamme del 2025 sono state inoltre 30% più intense di quanto sarebbero state senza l’influenza umana sul clima. Le temperature massime registrate nei dieci giorni più caldi sono aumentate di oltre 3°C rispetto a un mondo più freddo.
Accanto al fattore climatico, gli scienziati segnalano anche il peso del declino delle attività rurali. Lo spopolamento e l’invecchiamento delle campagne in Spagna e Portogallo hanno ridotto la gestione tradizionale dei boschi e del pascolo, lasciando enormi quantità di vegetazione secca ad alimentare incendi sempre più violenti.
L’Europa sotto pressione
Il 2025 non ha colpito solo la Penisola Iberica. In pochi giorni, la Protezione Civile europea ha dovuto rispondere a richieste di aiuto da Spagna, Portogallo, Grecia, Albania e Bulgaria. In totale, il meccanismo UE è stato attivato 17 volte nella stagione degli incendi, un record che mostra come le risorse antincendio europee siano messe a dura prova.
Il primo ministro spagnolo Pedro Sánchez ha presentato un piano climatico in 10 punti per affrontare emergenze sempre più frequenti, denunciando le resistenze dei partiti conservatori che, pur non negando il riscaldamento globale, agiscono come se non esistesse. Ma gli scienziati avvertono: con ulteriori aumenti di temperatura, eventi estremi e incendi simultanei diventeranno ancora più difficili da gestire, mettendo a rischio non solo ecosistemi e vite umane, ma anche la capacità di adattamento delle società mediterranee.