Samoa fa da apripista e crea 9 aree protette per tutelare il 30% del suo oceano
Samoa ha compiuto un passo storico nella tutela degli oceani, istituendo nove nuove aree marine protette (MPA) che copriranno 36.000 km².
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CCon l’adozione ufficiale del Piano di Gestione dello Spazio Marino, Samoa ha compiuto un passo storico nella tutela degli oceani, istituendo nove nuove aree marine protette (MPA) che copriranno 36.000 km², pari a circa il territorio del Vietnam. Si tratta di un’azione di portata globale, che consolida l’impegno del Paese a proteggere il 30% del proprio oceano e gestirne in modo sostenibile il 100% entro il 2030, in linea con l’obiettivo internazionale 30×30.
Un Paese oceanico che difende le sue radici
“Il 98% del nostro territorio è costituito da oceano”, ha ricordato la premier Fiamē Naomi Mataʻafa, sottolineando come le acque samoane non siano solo un bene naturale, ma un pilastro dell’identità culturale, della sicurezza alimentare e dell’economia dell’arcipelago. L’iniziativa risponde alla crescente minaccia rappresentata dai cambiamenti climatici, dalla pesca intensiva, dalla perdita di biodiversità e dall’inquinamento marino.
Il piano, adottato sotto l’Environmental Act del 1989, vieta qualsiasi attività estrattiva – dalla pesca alla posa di infrastrutture artificiali – all’interno delle nuove MPA. Ma la sua forza risiede anche nel metodo: integra infatti le conoscenze tradizionali delle comunità locali, già attive da decenni con riserve ittiche e aree marine costiere gestite autonomamente. Ben 185 comunità hanno partecipato alla definizione del piano, affiancando la scienza moderna con saperi ancestrali.
Samoa, un patrimonio marino straordinario
Le acque di Samoa ospitano habitat unici, dalle barriere coralline alle montagne sottomarine, e una ricca fauna marina che comprende la tartaruga hawksbill, il delfino spinner, il gobide di Taei (specie endemica) e le balene megattere che attraversano questi mari nei loro percorsi migratori. Già nel 2003, Samoa era stata una delle prime nazioni a dichiarare il proprio oceano santuario per squali, tartarughe, balene e delfini.

Oltre alle nuove aree protette, il piano include il sistema esistente di zone di divieto di pesca, riserve e barriere naturali. La flotta peschereccia nazionale ha accesso esclusivo alle prime 24 miglia nautiche, mentre è stata istituita una zona cuscinetto di 50 miglia nautiche dove i pescherecci oltre i 15 metri non possono operare, per ridurre la pressione sugli ecosistemi costieri.
Un modello per il Pacifico e oltre
Samoa non è sola in questo sforzo: anche Tonga e Palau stanno adottando strumenti simili per la protezione marina. Tuttavia, a livello globale solo l’8,3% degli oceani è oggi formalmente protetto, e appena il 2,7% lo è in maniera realmente efficace, secondo il Marine Protection Atlas. Per questo, secondo Kevin Chand del Pacific Ocean Policy, il contributo delle nazioni insulari del Pacifico può essere decisivo per invertire la rotta.
Organizzazioni come Conservation International e la Waitt Institute hanno elogiato la visione a lungo termine di Samoa, sottolineando l’importanza di strumenti legalmente vincolanti e partecipativi, capaci di evitare le criticità di molte “aree protette” nel mondo dove continuano pratiche dannose come il dragaggio. In un momento in cui, altrove, si fanno passi indietro – come la riapertura alla pesca industriale del monumento marino nazionale nel Pacifico decisa dagli Stati Uniti – l’esempio samoano mostra che una governance oceanica giusta, inclusiva e davvero sostenibile è possibile.