Shein e la sostenibilità mancata: nel 2024 le emissioni salgono del 23%

Shein, il gigante cinese del fast fashion, ha chiuso il 2024 con un netto peggioramento delle sue performance ambientali.

Shein e la sostenibilità mancata: nel 2024 le emissioni salgono del 23%

NNonostante le dichiarazioni pubbliche e l’approvazione del piano climatico da parte della Science-Based Targets initiative (SBTi), Shein, il gigante cinese del fast fashion, ha chiuso il 2024 con un netto peggioramento delle sue performance ambientali. Secondo il report di sostenibilità pubblicato a giugno 2025, le emissioni totali di gas serra dell’azienda sono aumentate del 23% in un solo anno, passando da 21,3 a 26,2 milioni di tonnellate di CO₂ equivalente.

Un trend in netta controtendenza rispetto agli obiettivi annunciati, tra cui quello di raggiungere le emissioni nette zero entro il 2050 e ridurre le emissioni Scope 3 (quelle legate alla filiera, ai fornitori, alla logistica e al ciclo di vita del prodotto) del 90%, nonostante rappresentino oggi il 96% delle emissioni totali dell’azienda.

Shein, le emissioni crescono più delle vendite

A fronte di un aumento delle vendite del 19% nel 2024, l’intensità carbonica per unità venduta è anch’essa peggiorata. Questo significa che ogni capo acquistato da Shein nel 2024 ha comportato un impatto ambientale maggiore rispetto al 2023, smentendo le promesse di una transizione verso un modello più sostenibile.

Shein e la sostenibilità mancata: nel 2024 le emissioni salgono del 23%

I principali responsabili dell’incremento sono la produzione (+9,7%) e, soprattutto, il trasporto (+13,7%). Proprio quest’ultimo rappresenta un punto critico per il modello logistico dell’azienda: Shein continua a basarsi in modo massiccio sul trasporto aereo, spedendo direttamente ai consumatori capi prodotti da oltre 7.000 fornitori cinesi verso oltre 150 mercati globali.

Il trasporto aereo è il cuore del problema

Nel 2024 le sole emissioni da trasporto hanno raggiunto 8,52 milioni di tonnellate di CO₂ equivalente, quasi tre volte superiori a quelle di Inditex (Zara), che nello stesso periodo si è fermata a 2,61 milioni. Questo perché Shein privilegia spedizioni rapide via aereo, che generano emissioni molto più alte rispetto al trasporto marittimo o su strada.

Pur avendo aumentato l’uso di modalità di trasporto alternative – risparmiando, secondo l’azienda, oltre 500.000 tonnellate di emissioni – il trasporto aereo rimane centrale nella logistica e compromette pesantemente qualsiasi strategia di decarbonizzazione.

Rifiuti, spostamenti, violazioni: gli altri numeri di Shein del 2024

Non solo trasporti. Dal bilancio di sostenibilità emergono anche:

  • +37,7% nelle emissioni legate alla gestione dei rifiuti, probabilmente dovute a una maggiore produzione e consumo di materiali monouso;
  • +52% nelle emissioni legate agli spostamenti dei dipendenti, segno di un’espansione operativa globale poco bilanciata;
  • 12 fornitori interrotti per violazioni delle politiche aziendali, a fronte dei 5 dell’anno precedente, indicando persistenti criticità nelle condizioni di lavoro nella catena produttiva.

Shein ha fissato obiettivi di riduzione delle emissioni Scope 1 e 2 del 42% e Scope 3 del 25% entro il 2030, rispetto ai livelli del 2023. Ha avviato anche iniziative positive come: l’utilizzo di energia rinnovabile al 100% nelle sedi operative entro il 2030, una partnership con l’università Donghua per lo sviluppo del riciclo tessile e progetti di economia circolare come la piattaforma di rivendita “Shein Exchange”.

Tutto questo, però, rischia di rimanere marginale se non cambia il modello di business. Come ha stimato un professore della Tufts University, se Shein dovesse crescere ancora del 25% nei prossimi anni, dovrebbe ridurre l’intensità carbonica per unità venduta dell’85% per rimanere coerente con i propri obiettivi. Un’impresa tecnicamente e logisticamente molto difficile, se non impossibile, nel contesto attuale.

Fast fashion sotto i riflettori: arriva la stretta normativa

Il caso Shein non passa inosservato. In Francia, il Senato ha già approvato una legge per limitare la pubblicità al fast fashion e marchi come Shein e Temu. Anche l’Unione Europea e gli Stati Uniti stanno indagando sull’azienda per pratiche scorrette nei confronti dei consumatori, sconti ingannevoli e presunto uso improprio dei dati personali.

In questo scenario il 2024 segna un nuovo campanello d’allarme sulla non sostenibilità del modello fast fashion. E mette sotto pressione non solo Shein, ma l’intero settore della moda globale, chiamato a ridefinire priorità e pratiche operative se vuole davvero contribuire alla lotta contro la crisi climatica.

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