ONU: superare 1,5°C è ormai inevitabile, ma possiamo ancora invertire la rotta
L’ONU lancia l’ennesimo allarme al congresso dell’Organizzazione meteorologica mondiale (Wmo), alla vigilia della COP30 di Belem.
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““Il superamento della soglia di 1,5 gradi è inevitabile“, ha dichiarato António Guterres, segretario generale dell’ONU, aprendo il congresso dell’Organizzazione meteorologica mondiale (Wmo). A venti giorni dall’inizio della COP30 di Belém, il suo discorso suona come un allarme, ma anche come un invito alla responsabilità collettiva.
Secondo Guterres, il mondo vivrà “un periodo più o meno lungo” di temperature superiori a 1,5°C rispetto all’era preindustriale, ma questo non significa che la battaglia sia persa. “Non siamo condannati a convivere con questa situazione”, ha precisato. Se i governi adotteranno un vero cambiamento di paradigma, puntando con decisione a emissioni nette zero e poi negative, sarà possibile riportare le temperature sotto la soglia critica «prima della fine del secolo».
La scienza e l’economia ci sono, manca la volontà politica
Guterres ha ricordato che “la scienza e l’economia sono dalla nostra parte“. Quello che serve, oggi, è la coerenza politica: decisioni rapide, coordinate e ambiziose. Molti Paesi, infatti, sono ancora in ritardo con la presentazione dei propri piani climatici nazionali (NDC), che ogni cinque anni dovrebbero essere aggiornati in base agli obiettivi dell’Accordo di Parigi.

Tra questi anche l’Unione Europea, che non ha ancora formalizzato l’obiettivo di -90% di emissioni entro il 2040, e grandi economie come la Cina e l’India, che non hanno presentato piani definitivi. Negli Stati Uniti, invece, il piano dell’amministrazione Biden rischia di restare lettera morta, ostacolato dalle politiche negazioniste di Donald Trump.
Onu: emissioni in calo del 10% entro il 2035
Secondo l’ONU, le emissioni globali di gas serra diminuiranno solo del 10% entro il 2035. È la prima volta che si registra una tendenza al calo, ma è una riduzione troppo lenta e troppo modesta per contenere la crisi.
Il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEP) calcola che per restare entro 1,5°C serve un taglio del 60% delle emissioni rispetto ai livelli del 2019. Gli impegni attuali, al contrario, ci portano verso un aumento di circa 2,5°C entro fine secolo: una soglia che avrebbe effetti devastanti sugli ecosistemi, sull’agricoltura e sulla salute globale.
Il quadro delineato dalla Wmo è chiaro: il 2024 ha registrato il più alto incremento di anidride carbonica in atmosfera da quando sono iniziate le misurazioni nel 1957. Le temperature medie globali sono già salite di 1,3°C rispetto ai livelli preindustriali, e oltre cento Paesi sperimentano almeno dieci giorni caldi in più ogni anno rispetto a un decennio fa.

Intanto, i fenomeni meteorologici estremi continuano a moltiplicarsi. L’uragano Melissa in Giamaica e il ciclone Montha nel Golfo del Bengala, due eventi eccezionali registrati quasi in contemporanea, mostrano quanto il clima stia cambiando rapidamente. Le Nazioni Unite avvertono che tempeste, alluvioni e ondate di calore diventeranno più frequenti e più intense se non verranno ridotte drasticamente le emissioni.
La COP30 di Belém: ultima chiamata per il clima
La prossima Conferenza delle Parti sul Clima (COP30), che si terrà a novembre in Brasile, sarà un momento cruciale. Solo 64 dei quasi 200 Stati firmatari dell’Accordo di Parigi hanno presentato i propri piani aggiornati, e questo ritardo mina la credibilità dell’intero processo.
Il segretario esecutivo dell’Unfccc, Simon Stiell, ha ammesso che «l’umanità sta finalmente piegando la curva delle emissioni verso il basso, ma ancora troppo lentamente». Per evitare che 1,5°C diventino una soglia definitivamente superata, ha ribadito, serve raddoppiare gli sforzi e investire in un cambiamento reale del modello economico e produttivo.
La crisi climatica non è più una minaccia lontana, ma una realtà che tocca ogni continente. Tuttavia, come ha ricordato Guterres, la speranza non è perduta. Se i governi adotteranno politiche coerenti e ambiziose, sostenute dalla scienza e dall’economia, sarà ancora possibile stabilizzare il clima e proteggere le generazioni future.