Italia e gas serra: calano le emissioni nel 2024, ma i trasporti restano il tallone d’Achille della decarbonizzazione
Nel 2024 l’Italia ha registrato un calo significativo delle emissioni di gas serra, ma la strada verso la neutralità climatica è ancora lunga.
Altre news
NNel 2024 l’Italia ha registrato un calo significativo delle emissioni di gas serra, ma la strada verso la neutralità climatica è ancora lunga e accidentata. A confermarlo è il nuovo rapporto dell’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), che analizza l’evoluzione delle emissioni dal 1990 a oggi e offre proiezioni per il 2030 e il 2050. Se da un lato il comparto dell’energia elettrica mostra progressi concreti, dall’altro il settore dei trasporti continua a rappresentare una delle principali criticità ambientali del Paese.
Italia e gas serra, un quadro di luci e ombre
Secondo le stime preliminari ISPRA, le emissioni nazionali di gas serra sono diminuite del 3% nel 2024 rispetto al 2023. Un risultato reso possibile soprattutto dalla crescente efficienza del comparto elettrico, che negli ultimi trent’anni ha ridotto le proprie emissioni del 64%. A trainare questa tendenza positiva sono l’adozione di tecnologie a minori emissioni, l’espansione delle fonti rinnovabili e una maggiore elettrificazione del sistema produttivo.
Tuttavia, questa dinamica virtuosa è controbilanciata dalla persistente crescita delle emissioni nel settore dei trasporti, che oggi rappresenta il 28% del totale nazionale. Dal 1990 a oggi, le emissioni stradali sono aumentate del 6,7%, in netta controtendenza rispetto agli altri comparti. Il parco veicolare italiano, tra i più vecchi d’Europa, è ancora largamente dominato da motori a benzina e gasolio, e negli ultimi decenni il numero di veicoli in circolazione è cresciuto di oltre il 50%.
Oltre ai trasporti, anche il settore residenziale e l’industria manifatturiera pesano ancora in modo rilevante sul totale delle emissioni. Le abitazioni contribuiscono per il 18%, le attività industriali per il 13%, mentre l’agricoltura rappresenta l’8% circa. Tuttavia, a differenza dei trasporti, in questi comparti si è registrata una tendenza alla riduzione: -13,4% per il residenziale, -45% per l’industria, -15,6% per l’agricoltura e -40,5% per i processi industriali grazie anche a un minore utilizzo di cemento.
La sfida dell’Effort Sharing: obiettivi lontani
Il rapporto ISPRA evidenzia forti preoccupazioni in merito all’obiettivo europeo di ridurre entro il 2030 del 43,7% (rispetto al 2005) le emissioni dei settori non ETS, ovvero trasporti, residenziale, rifiuti e parte dell’industria. Sebbene l’Italia abbia rispettato i tetti annuali di emissione tra il 2013 e il 2020, ha iniziato a sforarli a partire dal 2021. Le prime stime sul 2024 non fanno ben sperare: la traiettoria attuale non è sufficiente né per rispettare le allocazioni annuali né per centrare il target decennale.
Questi settori, che ricadono sotto l’Effort Sharing, pesano per il 70% delle emissioni totali nazionali. Di conseguenza, se non si attuano rapidamente politiche aggiuntive più efficaci, il rischio è quello di mancare clamorosamente gli obiettivi fissati dal Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC).
Le soluzioni? Più investimenti, più rinnovabili, meno auto
L’ISPRA richiama la necessità di un cambio di rotta netto e deciso, soprattutto nella mobilità. Per ridurre le emissioni del settore trasporti sarà fondamentale abbassare la domanda di mobilità privata, incentivare il trasporto pubblico, favorire il passaggio a tecnologie a zero emissioni e sostenere lo shift modale sia per le merci che per le persone.
Più in generale, il futuro dell’Italia climaticamente sostenibile passa per una maggiore integrazione delle fonti rinnovabili, investimenti in ricerca e innovazione, e una pianificazione accurata che consenta di monitorare l’efficacia delle politiche ambientali nel tempo.