Il limite di 1,5°C non è più raggiungibile: l’allarme degli scienziati
Il target limite degli 1,5°C, faro delle politiche climatiche dell’ultimo decennio, non è più a portata di mano: parola degli esperti.
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IIl mondo ha ufficialmente esaurito le possibilità di limitare l’aumento della temperatura media globale entro gli 1,5 gradi centigradi, come previsto dall’Accordo di Parigi. A sostenerlo è un nuovo e ampio studio pubblicato sulla rivista scientifica Earth System Science Data, firmato da 61 esperti provenienti da 17 Paesi, tra cui numerosi membri dell’Ipcc, il Gruppo intergovernativo di esperti sui cambiamenti climatici delle Nazioni Unite.
Il target degli 1,5°C, faro delle politiche climatiche dell’ultimo decennio, non è più a portata di mano: l’insufficiente azione dei governi nel ridurre le emissioni di gas serra ha reso questo obiettivo ormai irraggiungibile. L’analisi, infatti, anticipa gli aggiornamenti dell’Ipcc (previsti solo per fine decennio) e fornisce indicazioni fondamentali per le decisioni politiche che verranno prese nei prossimi mesi, a partire dalla Cop30 di Belém, in programma a novembre.
Un carbon budget al limite: ci restano solo tre anni
Il cuore dello studio riguarda il cosiddetto carbon budget, ovvero la quantità di emissioni di CO2 che possiamo ancora permetterci senza oltrepassare i limiti dell’Accordo di Parigi. Per restare entro la soglia degli 1,5°C, il budget rimanente è pari a soli 130 miliardi di tonnellate di CO2: l’equivalente di meno di tre anni di emissioni, considerando che anche il metano – altro potente gas serra – continua a crescere.
Lo ha confermato anche la climatologa Sophie Szopa al quotidiano Le Monde, sottolineando che “il carbon budget sarà esaurito rapidamente e in modo ormai ineluttabile. È un problema di inerzia delle società“. Secondo lo studio, la soglia degli 1,5°C potrebbe essere superata stabilmente già entro la fine del decennio, portando con sé conseguenze devastanti.
Oltre gli 1,5°C: verso scenari di catastrofe climatica
Superare gli 1,5°C significa avvicinarsi a scenari sempre più simili a una catastrofe climatica. Lo ha spiegato lo stesso Ipcc nel 2018, con il Special Report 1.5: con 1,5°C di riscaldamento, la fusione estiva dei ghiacci artici avverrebbe una volta ogni secolo; con 2°C, una volta ogni decennio. Questo comporterebbe un drammatico innalzamento del livello dei mari e gravi squilibri delle correnti oceaniche.
Rimanere sotto i 2°C è dunque l’unico obiettivo realistico rimasto. Ma anche questo è tutt’altro che semplice. Per non superare questa soglia, il carbon budget rimanente è di 1.050 miliardi di tonnellate di CO2, corrispondenti a circa 25 anni di emissioni ai livelli attuali. Tuttavia, ogni decimo di grado in più avrà effetti misurabili, concreti e dolorosi.
Una finanza fossile che spinge verso il baratro
Non è solo la lentezza dei governi a compromettere l’azione climatica. La finanza globale continua a sostenere i combustibili fossili in modo massiccio. Secondo il report Banking on Climate Chaos 2025, dal 2016 in poi le 65 principali banche del mondo hanno finanziato il settore fossile con ben 7.900 miliardi di dollari. Non solo per progetti esistenti, ma anche per nuove esplorazioni e sviluppi di carbone, gas e petrolio.
Una spinta attiva verso il collasso climatico, motivata esclusivamente dal mantenimento dei profitti, senza alcuna responsabilità sociale. Un comportamento che, in molti casi, passa sotto silenzio, pur essendo tanto grave quanto la vendita di armi che uccidono civili: l’assenza di indignazione collettiva è parte del problema.
Verso la Cop30: serve un cambio di rotta radicale

Il tempismo della pubblicazione non è casuale. Mentre a Bonn è in corso la sessione SB62 della Convenzione quadro sul clima delle Nazioni Unite, che dovrebbe facilitare il successo della prossima Cop30, la scienza lancia un ultimo, disperato allarme: senza un’immediata accelerazione della transizione ecologica, anche l’obiettivo dei 2°C potrebbe diventare fuori portata.
Ogni anno perso rende tutto più difficile. Se i leader mondiali non agiranno subito, la crisi climatica non sarà più un rischio, ma una realtà inevitabile. E allora davvero, ogni decimo di grado sarà una tragedia in più da affrontare.