Il clima cambia… e anche il gusto del tuo gin tonic
Le alterazioni climatiche stanno influenzando la composizione chimica delle bacche di ginepro, ingrediente chiave nella produzione del gin.
Altre news
IIl cambiamento climatico potrebbe rovinare uno dei piaceri più iconici e rinfrescanti dell’estate: il gin tonic. A lanciare l’allarme è uno studio dell’International Centre for Brewing and Distilling (ICBD) della Heriot-Watt University di Edimburgo, secondo cui le alterazioni climatiche stanno influenzando la composizione chimica delle bacche di ginepro, ingrediente chiave nella produzione del gin.
Le bacche di ginepro sotto esame
La Juniperus communis, il ginepro comune, è la bacca da cui si ottiene l’aroma caratteristico del gin. Gli scienziati dell’ICBD hanno raccolto e analizzato bacche provenienti da diverse aree d’Europa — Italia, Albania, Macedonia, Serbia, Montenegro, Bosnia — mettendo a confronto le annate 2017 e 2018.
Utilizzando la cromatografia a gas, i ricercatori hanno rilevato che le bacche cresciute in annate più secche contengono un 12% in più di composti volatili rispetto a quelle raccolte in annate più umide. Questi composti sono responsabili delle note resinose, legnose, floreali e agrumate che caratterizzano il profilo aromatico del gin.
Pioggia, sole e… aromi instabili
Secondo Matthew Pauley, professore associato dell’ICBD, “queste variazioni hanno implicazioni dirette sulle caratteristiche sensoriali che rendono il gin riconoscibile“. In pratica, il gusto del tuo gin tonic potrebbe non essere più lo stesso di anno in anno, a seconda del meteo registrato nei luoghi di origine delle bacche.
Annie Hill, supervisore della ricerca, ha precisato che le precipitazioni influiscono anche sull’essiccazione post-raccolta: “I composti meno solubili in acqua sono i più colpiti. Per i distillatori, questo significa che il profilo aromatico può variare sensibilmente in base alle condizioni del raccolto”.
Un rischio per l’industria del gin
Le variazioni climatiche mettono in difficoltà in particolare i produttori premium, che selezionano ginepro da specifiche regioni per mantenere coerenza e riconoscibilità del marchio. La possibilità che ogni raccolto abbia caratteristiche diverse mina questo equilibrio e rende difficile garantire la costanza qualitativa che i consumatori si aspettano.
Non parliamo di una nicchia: il mercato globale del gin è una industria multimiliardaria e in forte espansione, che basa il suo successo sulla qualità e sulla fedeltà sensoriale. La perdita di controllo sulla materia prima potrebbe compromettere non solo la reputazione dei brand, ma anche la soddisfazione dei consumatori.
Questo studio è solo l’ultimo esempio concreto di come il clima in mutamento incida sulla nostra vita quotidiana, anche in modi inaspettati. Dopo aver colpito l’agricoltura, i vini, i caffè e il cioccolato, ora anche il gin rischia di cambiare sapore. E con lui, quel delicato equilibrio del gin tonic — nato nell’Ottocento come rimedio alla malaria, diventato oggi simbolo di freschezza e stile — potrebbe non essere più quello “di una volta”.