Blackout in Spagna, il governo smonta la bufala che fosse colpa delle rinnovabili: “Problema di tensione”
Il blackout che il 28 aprile ha lasciato al buio milioni di cittadini in Spagna e Portogallo non è stato causato dalle fonti rinnovabili.
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IIl blackout che il 28 aprile ha lasciato al buio milioni di cittadini in Spagna e Portogallo non è stato causato dalle fonti rinnovabili, come alcuni hanno sostenuto con insistenza nei giorni successivi all’evento, anche in Italia.
A confermarlo è stata la ministra spagnola della Transizione ecologica, Sara Aagesen, dopo un’indagine approfondita svolta da un comitato tecnico incaricato di ricostruire le dinamiche del disastro. L’origine del blackout è stata individuata in una serie di errori di gestione della tensione da parte del gestore nazionale della rete Red Eléctrica e dei grandi produttori di energia. Le rinnovabili, al contrario, non hanno avuto alcun ruolo nel collasso del sistema elettrico.
Blackout in Spagna, cosa è successo?
Si è trattato di un problema “multifattoriale”, ha spiegato la ministra Aagesen in conferenza stampa, con un sistema che ha mostrato una capacità di controllo della tensione insufficiente. La situazione è degenerata a causa di oscillazioni impreviste e di una risposta inadeguata da parte degli impianti sincroni, che avrebbero dovuto stabilizzare il sistema. Alcuni di questi impianti hanno addirittura generato potenza reattiva invece di assorbirla, peggiorando ulteriormente le sovratensioni.
L’indagine ha escluso l’ipotesi di un attacco informatico, così come quella – del tutto infondata – che il blackout fosse imputabile al fotovoltaico o all’eolico. Le cause reali sono da ricercare nella scarsa programmazione da parte del gestore di rete: solo 10 centrali elettriche sincrone erano state attivate il giorno dell’incidente, il numero più basso da inizio anno. Diversi impianti, inoltre, non hanno risposto correttamente alle istruzioni di riduzione della tensione.
La sequenza degli eventi ha portato a una reazione a catena che le protezioni automatiche della rete non sono riuscite ad arginare. In alcuni casi, impianti di generazione sono stati disconnessi prima che fossero superate le soglie di sicurezza. Altri si sono scollegati dopo, come previsto, per evitare danni strutturali. Questo ha causato uno sbilanciamento nella rete, culminato in un blackout di scala nazionale.
Il governo smonta la bufala che fosse colpa delle rinnovabili
Nonostante ciò, subito dopo l’interruzione alcune voci – soprattutto da parte di esponenti politici di destra e sostenitori del nucleare – hanno tentato di attribuire la colpa alle rinnovabili, diffondendo teorie prive di fondamento. È accaduto anche in Italia, col vicepremier e Ministro delle infrastrutture e dei trasporti Matteo Salvini pronto a sentenziare: “La decisione della Spagna di tornare indietro rispetto al dossier del nucleare è stata sicuramente una concausa del buio delle 24 ore”.
A distanza di quasi due mesi, ora è evidente: non si è trattato di un problema di mancanza di energia, bensì di gestione della rete.

Paolo Rocco Viscontini, presidente di Italia Solare, ha commentato che “il caso spagnolo dimostra che l’integrazione delle rinnovabili non è il problema, ma richiede investimenti nelle reti. Serve pianificazione e tecnologia moderna per una rete stabile, efficiente e sicura”. Sulla stessa linea anche Sonia Dunlop, CEO del Global Solar Council, secondo cui “la Spagna è stata lenta nell’aggiornare la propria rete. Servono inverter grid-forming, batterie di accumulo e sistemi di controllo avanzati”.
Secondo SolarPower Europe, l’associazione europea del solare, “il blackout rappresenta un campanello d’allarme. Il fotovoltaico può contribuire alla stabilità della rete, ma servono regole e infrastrutture adatte. Le tecnologie per farlo esistono già, è il momento di applicarle.”
Al momento il governo Sánchez ha annunciato un pacchetto di misure per modernizzare la rete, potenziare il controllo della tensione e migliorare l’interconnessione con i Paesi confinanti. L’obiettivo è rendere il sistema elettrico più resiliente, flessibile e compatibile con la crescente quota di rinnovabili, senza rinunciare alla sicurezza e alla stabilità. La Rete Europea dei Gestori di Sistemi di Trasmissione per l’Energia Elettrica (EntsoE), intanto, avrà tempo fino alla fine di ottobre per pubblicare un rapporto più approfondito.