Amazzonia, ecco cosa succede in quasi 40 anni di deforestazione

Nel 2024 il Brasile ha vissuto una delle stagioni più devastanti per quanto riguarda gli incendi boschivi degli ultimi anni in Amazzonia.

Amazzonia, ecco cosa succede in quasi 40 anni di deforestazione

NNel 2024 il Brasile ha vissuto una delle stagioni più devastanti per quanto riguarda gli incendi boschivi degli ultimi anni. Secondo i dati diffusi da MapBiomas, le fiamme hanno divorato 308.000 chilometri quadrati di vegetazione, un’area superiore all’intera superficie dell’Italia. Si tratta di un aumento del 79% rispetto al 2023 e del dato più alto registrato dal 2019. Ma c’è anche un segnale positivo: nello stesso periodo la deforestazione dell’Amazzonia è calata di oltre il 30% grazie al rinnovato impegno del governo brasiliano.

Un 2024 da record: 140mila incendi in un anno

Gli incendi in Brasile non sono solo più estesi, ma anche più numerosi. Sempre secondo MapBiomas, nel 2024 si sono verificati 140.328 roghi, con un incremento del 42% rispetto all’anno precedente. È il numero più alto degli ultimi 17 anni. Se si esclude la savana e si considerano solo le aree forestali, le fiamme hanno bruciato 85.000 chilometri quadrati, quasi quattro volte in più rispetto ai 22.000 del 2023.

Il dato più allarmante riguarda l’Amazzonia: il 58% della superficie colpita dagli incendi si trova nella foresta pluviale tropicale più grande del pianeta. Per la prima volta, nel 2024 gli incendi hanno distrutto più ettari di foresta (8,5 milioni) che di praterie. Una tendenza che preoccupa gli scienziati, perché evidenzia un’intensificazione dei danni negli ecosistemi più ricchi di biodiversità.

Le cause della deforestazione in Amazzonia tra attività umane e cambiamenti climatici

A determinare questo picco non sono stati fenomeni naturali. La causa principale resta l’attività antropica: agricoltori e allevatori utilizzano il fuoco per liberare nuove terre da destinare all’agricoltura o al pascolo, spesso in modo illegale. La siccità, resa più frequente e intensa dal cambiamento climatico, contribuisce a rendere la vegetazione più secca e quindi più facile da incendiare. Tuttavia, secondo MapBiomas, la maggior parte degli incendi è comunque di origine dolosa.

Il presidente Luiz Inácio Lula da Silva ha definito questo fenomeno “terrorismo climatico”, accusando apertamente chi appicca gli incendi per profitto personale. Ma le politiche di contrasto si stanno dimostrando ancora insufficienti. Le sanzioni sono poche, i controlli difficili da implementare nelle aree remote e le forze dell’ordine spesso non riescono a intervenire in tempo.

La lotta alla deforestazione in Amazzonia dà i primi frutti

In parallelo, il governo Lula ha ottenuto risultati incoraggianti sul fronte della deforestazione, grazie al Piano d’azione per la prevenzione e il controllo della deforestazione rilanciato nel 2023. Secondo l’INPE (Istituto nazionale per le ricerche spaziali), tra agosto 2023 e agosto 2024, la deforestazione in Amazzonia è calata del 30,6%, il miglior dato dal 2015. Un’inversione di tendenza netta rispetto all’era Bolsonaro, durante la quale la tutela ambientale era stata fortemente ridimensionata.

Questo contrasto tra l’aumento degli incendi e la diminuzione della deforestazione mette in luce una doppia faccia dell’attuale politica ambientale brasiliana. Da un lato, l’azione istituzionale ha cominciato a dare risultati nella conservazione delle foreste. Dall’altro, resta difficile controllare le pratiche illegali che sfuggono alla pianificazione ufficiale, come gli incendi dolosi per l’espansione agricola.

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