Ecoansia, il cambiamento del clima sta minando la salute mentale dei giovani italiani

Per il 44% dei giovani italiani l’ecoansia peggiora il benessere psicologico: lo studio condotto su 3.607 giovani tra i 18 e i 35 anni.

Ecoansia, il cambiamento del clima sta minando la salute mentale dei giovani italiani

LL’emergenza climatica non colpisce soltanto l’ambiente, l’economia o la salute fisica. Sempre più spesso entra nella sfera più intima delle persone, incidendo sul benessere psicologico e sulla capacità di immaginare il futuro, in particolare tra le nuove generazioni. A confermarlo è la prima indagine nazionale dedicata agli effetti della crisi climatica sulla salute mentale dei giovani italiani, realizzata dall’Istituto Europeo di Psicotraumatologia e Stress Management (IEP) e pubblicata sul Journal of Health and Environmental Research.

Lo studio ha coinvolto 3.607 giovani tra i 18 e i 35 anni, raggiunti tra giugno e novembre 2024 attraverso un questionario diffuso dall’Unione degli Universitari e dalla Rete degli Studenti, nelle scuole, nelle università e online. I risultati delineano un quadro chiaro: la crisi climatica è diventata una fonte strutturale di ansia, rabbia e sfiducia, con effetti concreti sulla vita quotidiana.

Ecoansia, cos’è e perché riguarda sempre più giovani

In ambito psicologico, il termine ecoansia indica una profonda sensazione di disagio e paura legata al pensiero ricorrente di disastri ambientali e agli effetti del riscaldamento globale. Non si tratta di una patologia clinica in sé, ma di uno stato emotivo persistente, caratterizzato da apprensione verso il futuro e dalla percezione di una minaccia imminente.

Ecoansia, il cambiamento del clima sta minando la salute mentale dei giovani italiani
© Pexels

L’indagine dell’IEP aveva proprio l’obiettivo di indagare quali emozioni i giovani associano al cambiamento climatico e come queste influenzino il loro benessere psicologico. Le risposte mostrano che il clima non è più percepito come un tema astratto o distante, ma come qualcosa che riguarda direttamente la propria vita.

Ansia, rabbia e rassegnazione: il peso emotivo della crisi climatica

Quando ai partecipanti è stato chiesto quali emozioni emergano più spesso pensando alla crisi climatica, il dato più evidente è la centralità dell’ansia per il futuro. Una quota significativa dei giovani associa il cambiamento climatico a una sensazione costante di incertezza e preoccupazione, accompagnata da rabbia e frustrazione nei confronti di un sistema percepito come incapace di reagire.

Accanto a questi sentimenti, emerge anche una diffusa impotenza e rassegnazione, mentre solo una minoranza dichiara di sentirsi direttamente responsabile o di avere un ruolo attivo nella protezione del pianeta. Un segnale importante, che indica come la consapevolezza del problema non si traduca automaticamente in senso di efficacia personale.

Quando l’ecoansia entra nella vita quotidiana

L’ecoansia non resta confinata nella sfera delle preoccupazioni astratte, ma ha effetti concreti sul quotidiano. Quasi la metà degli intervistati riconosce che l’ansia climatica incide negativamente sul benessere psicologico di ogni giorno, contribuendo a stati di tensione, stress e disagio emotivo.

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Per alcuni giovani, la crisi climatica ha già modificato comportamenti e abitudini, dalle scelte di consumo alle relazioni sociali. In altri casi, il disagio si manifesta in modo più profondo, arrivando a compromettere la capacità di pianificare il futuro, uno degli aspetti più delicati per una generazione che dovrebbe costruire percorsi di studio, lavoro e vita.

“Il cambiamento climatico non è solo un problema ambientale, ma una vera e propria crisi emotiva e valoriale“, spiega Rita Erica Fioravanzo, presidente dello IEP. La crisi climatica incide sul modo in cui i giovani immaginano il futuro, prendono decisioni quotidiane e costruiscono relazioni sociali, minando uno degli elementi fondamentali del benessere psicologico: la speranza.

Ignorare questa dimensione significa lasciare un’intera generazione sola di fronte a una minaccia percepita come enorme e incontrollabile. Per questo, secondo gli autori dello studio, è necessario affiancare alle politiche climatiche anche interventi di supporto alla salute mentale, riconoscendo che il disagio psicologico è parte integrante della crisi in atto.

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