Nel 2025 in Italia è già bruciata una superficie pari a 43.400 campi da calcio
Il nuovo dossier di Legambiente segnala un’impennata preoccupante degli incendi in Italia nel 2025: più 30.988 ettari in 653 roghi.
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NNei primi sette mesi del 2025 in Italia sono andati in fumo 30.988 ettari di territorio. Un’estensione superiore a quella bruciata nell’intero 2022, quando ci si fermò a 28.224 ettari distrutti dagli incendi. A fotografare questa emergenza è il dossier “L’Italia in fumo” diffuso da Legambiente, che mette in evidenza come il nostro Paese stia affrontando incendi sempre più estesi, intensi e fuori stagione.
I roghi registrati sono stati 653, con una media di 3,3 al giorno. La superficie media coinvolta da ogni incendio è salita a 47 ettari, segno di eventi più difficili da contenere. Non solo la frequenza, ma anche la stagionalità degli incendi sta cambiando: oltre il 15% è avvenuto tra gennaio e aprile. Il cambiamento climatico ha reso ogni mese potenzialmente critico.
Sud Italia e isole: le aree più colpite dagli incendi
La Sicilia detiene il triste primato: ben 16.938 ettari bruciati in 248 incendi. Seguono la Calabria (3.633 ha), la Puglia (3.622 ha), la Basilicata (2.121 ha), la Campania (1.826 ha) e la Sardegna (1.465 ha). In Basilicata, la media per rogo supera i 160 ettari. Tra le regioni del Centro-Nord spiccano Lazio, Bolzano e Lombardia.
In totale, 18.115 ettari interessati erano aree naturali, 12.733 ettari erano agricole e 120 ettari artificiali. Il Meridione si conferma la zona più vulnerabile agli incendi boschivi, anche a causa di fattori dolosi o colposi legati a incendiari, ecomafie e abbandono del territorio.
Dolosi e colposi: incendi quasi sempre senza colpevoli
Secondo il rapporto Ecomafia di Legambiente, nel 2024 sono stati 3.239 i reati legati a incendi boschivi, di cui 1.197 dolosi. Ma il 95% è ancora contro ignoti. Sono state denunciate 459 persone e arrestate 14. L’origine dolosa è confermata anche negli incendi non boschivi: circa il 70% dei casi. Senza indagini approfondite e senza mappature dei punti di innesco, risalire ai responsabili resta un’impresa difficile.
Aree naturali sotto attacco e Piani AIB in ritardo
6.260 ettari bruciati ricadevano in aree Natura 2000, con 198 incendi. Il rogo più devastante ha colpito Dualchi (NU), distruggendo 439 ettari. Le regioni più colpite in queste aree protette sono Puglia (2.169 ha) e Sicilia (1.547 ha).
Preoccupante il dato sui ritardi nell’attuazione dei Piani Antincendio Boschivo (AIB). Su 24 Parchi nazionali, solo 8 hanno un Piano AIB vigente. Altri 11 lo hanno approvato ma senza completare l’iter. I rimanenti 5 lo avevano, ma è scaduto. Anche nelle 67 Riserve Naturali Statali solo 8 hanno completato il piano AIB. La frammentazione delle competenze tra Stato, Regioni ed enti locali aggrava il problema.
Le richieste di Legambiente
Per Legambiente, non basta gestire l’emergenza estiva. Serve una strategia integrata e strutturata, con prevenzione, monitoraggio e gestione del territorio. Fondamentale è anche rafforzare la vigilanza, applicare la normativa anti-speculazione e sostenere le comunità rurali per ripristinare un presidio del territorio.
Secondo Stefano Ciafani, presidente nazionale dell’associazione, è urgente estendere le pene per tutti i tipi di incendi, promuovere la gestione sostenibile delle risorse agro-silvo-pastorali e sfruttare la tecnologia per il monitoraggio preventivo. Antonio Nicoletti, responsabile aree protette, sottolinea come le buone pratiche esistenti vadano replicate e integrate in una governance nazionale coordinata.
Nel frattempo, l’Italia brucia, mentre le risposte tardano ad arrivare. E il fuoco, alimentato da crisi climatica, incuria e interessi criminali, continua a minacciare ambiente, biodiversità e comunità.