Ricarica elettrica in Italia: rete in crescita, ma il settore chiede più sostegno per accelerare la transizione

Al 30 settembre, la rete elettrica di ricarica italiana conta 70.272 punti pubblici, in aumento di 2.711 unità nel terzo trimestre.

Ricarica elettrica in Italia: rete in crescita, ma il settore chiede più sostegno per accelerare la transizione

LLa rete italiana delle infrastrutture di ricarica per veicoli elettrici continua a espandersi, ma il ritmo di crescita sta diventando sempre più difficile da sostenere senza un deciso intervento delle Istituzioni. È quanto emerge dal più recente monitoraggio trimestrale di Motus-E, che fotografa un Paese in movimento, con numeri in aumento su quasi tutti i fronti, ma ancora frenato da nodi regolatori e autorizzativi.

Al 30 settembre 2025 sono stati registrati 70.272 punti di ricarica pubblici, con un incremento di 2.711 unità nel solo terzo trimestre e quasi 10.000 in più rispetto all’anno precedente. Si tratta di un salto in avanti significativo, che però non basta per colmare il divario con gli altri grandi Paesi europei in termini di diffusione dei veicoli elettrici e rapidità di attivazione delle colonnine installate.

Ricarica elettrica in Italia, le autostrade migliorano

Sulle autostrade italiane la rete continua a migliorare: oggi si contano 1.274 punti di ricarica, con una forte prevalenza delle tecnologie ad alta potenza. L’86% delle colonnine è infatti in corrente continua e il 63% supera i 150 kW, a conferma di un’evoluzione che punta a rendere la mobilità elettrica più affidabile anche sulle lunghe percorrenze. Le aree di servizio autostradali equipaggiate con infrastrutture di ricarica rappresentano ormai il 48% del totale, un passo avanti che tuttavia non garantisce ancora una copertura uniforme su tutte le principali tratte nazionali.

Ricarica elettrica in Italia
© Pexels

A livello territoriale, la mappa italiana delle colonnine continua a essere dominata dalle regioni più popolose e industrializzate. La Lombardia guida la classifica con 14.242 punti installati, seguita da Lazio, Piemonte, Veneto ed Emilia-Romagna. Tra le province, la leadership spetta a Roma con 5.881 punti, seguita da Milano e Napoli. Nonostante la crescita, Motus-E evidenzia anche un importante segnale di miglioramento: la quota di infrastrutture installate ma non ancora allacciate alla rete elettrica è scesa dal 18% del 2024 al 14% del 2025. È un indicatore positivo, ma non ancora sufficiente per un Paese che punta a una mobilità completamente decarbonizzata.

La sfida del settore tra domanda che stenta a decollare e i buchi normativi

Secondo il presidente di Motus-E, Fabio Pressi, il settore si trova oggi davanti a una sfida complessa. Da un lato la domanda di mobilità elettrica stenta a decollare rispetto al resto d’Europa; dall’altro persiste un quadro normativo che rallenta la realizzazione e l’attivazione delle nuove colonnine. Gli operatori, sottolinea Pressi, hanno già investito oltre 1,8 miliardi di euro nello sviluppo dell’infrastruttura, ma senza un maggiore coinvolgimento delle Istituzioni il rischio è quello di un rallentamento proprio nel momento decisivo della transizione energetica.

Per affrontare questi ostacoli, Motus-E ha presentato l’iniziativa “Ricaricare l’Italia: manifesto per un’infrastruttura strategica per il Paese”, un documento che propone una base tecnica condivisa tra governo, imprese e stakeholder per definire una visione unitaria dello sviluppo della rete. Al centro del manifesto ci sono alcuni pilastri fondamentali: la necessità di ridurre i costi energetici per gli operatori della ricarica, allineandoli a quelli degli altri grandi Paesi europei; la semplificazione delle procedure di allaccio e l’applicazione piena delle direttive europee sulla decarbonizzazione; la copertura completa delle reti autostradali con punti ad alta potenza; l’estensione delle concessioni di suolo da 20 anni per garantire stabilità agli investimenti; e una governance centralizzata capace di coordinare dati, programmazione e scenari futuri.

L’Italia, sottolinea Motus-E, ha oggi tutte le potenzialità tecnologiche e industriali per costruire una rete di ricarica all’altezza delle ambizioni dettate dall’Unione europea. Il settore, però, ha bisogno di regole più chiare, percorsi autorizzativi più snelli e un impegno istituzionale costante per garantire tempi certi, costi sostenibili e una visione strategica unitaria. La mobilità elettrica non è solo un obiettivo ambientale, ma un’opportunità economica e industriale che il Paese non può permettersi di perdere.

La sfida dei prossimi anni sarà dunque quella di trasformare una crescita numerica in una crescita strutturale, capace di accompagnare cittadini e imprese verso un modello di trasporto moderno, sostenibile e alla portata di tutti. Per riuscirci, come ricorda Pressi, è indispensabile un cambio di passo: gli operatori sono pronti a investire ancora, ma devono essere messi nelle condizioni di farlo con certezza, stabilità e strumenti adeguati.

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