Balene megattere dell’Australia orientale: una rinascita oltre ogni previsione
La popolazione delle megattere dell’Australia orientale ha superato nel 2024 le 50.000 unità, un numero mai registrato prima.
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UUna delle più straordinarie storie di recupero della fauna marina si sta scrivendo lungo la costa orientale australiana. Secondo una nuova stima preliminare presentata al Dipartimento federale per il Clima e l’Ambiente, la popolazione delle megattere dell’Australia orientale ha superato nel 2024 le 50.000 unità, arrivando forse addirittura a 60.000. Un numero mai registrato prima, superiore persino alle stime delle popolazioni pre-caccia del primo Novecento, quando si calcola che fossero circa 30.000.
Da 30.000 esemplari a soli 150: la caccia alle megattere e il rischio estinzione
Prima dell’era della caccia commerciale, le balene erano descritte in “abbondanza spettacolare”. Ci sono racconti storici di balene che riempivano il fiume Derwent, in Tasmania, al punto da costringere i marinai a navigare con cautela tra gli animali. Ma con l’esplosione della caccia industriale, la situazione cambiò radicalmente.

Negli anni ’60, le megattere dell’Australia orientale furono ridotte a una manciata di esemplari. Nel 1963 ne erano rimaste appena 150. Fu solo in quell’anno che la Commissione Internazionale per la Caccia alle Balene vietò la caccia alle megattere nell’emisfero australe, aprendo lentamente la strada alla loro ripresa.
Un recupero definito “quasi miracoloso”
Grazie a quarant’anni di monitoraggi, fotografie e contributi di scienziati, operatori del whale watching e citizen scientist, è stato possibile ricostruire le traiettorie di migliaia di individui. Il database HappyWhale ha permesso di identificare oltre 15.000 balene con più avvistamenti nel tempo, fornendo dati eccezionalmente dettagliati per i modelli statistici.
“Un recupero quasi miracoloso”, lo definisce il ricercatore Wally Franklin, tra i massimi esperti mondiali di questa popolazione.
Perché le megattere sono tornate e altre specie no?
Molte specie di balene hanno mostrato una lenta ripresa, ma pochissime con l’intensità delle megattere australiane orientali. Gli scienziati ipotizzano diversi fattori:
- Lunghi tratti di costa con baie sicure per partorire e allattare i piccoli.
- Minore competizione alimentare dopo il crollo delle popolazioni di altre grandi balene.
- Maggiore adattabilità rispetto ad altre specie più esigenti, come le balene franche australi, che richiedono baie isolate e riparate.
- Riproduzione più frequente: le megattere possono avere un cucciolo ogni 2-3 anni, contro i 4 anni delle balene franche.
Secondo recenti studi, le megattere si stanno anche adattando a partorire in acque più fredde, mostrando una flessibilità ecologica sorprendente.
Verso la capacità limite dell’ecosistema
Gli esperti ritengono che la popolazione stia raggiungendo la capacità portante dell’ambiente, ovvero il numero massimo di balene che il sistema oceanico può sostenere. Ciò potrebbe presto portare a un rallentamento naturale della crescita. Ma un’altra conseguenza è già evidente: aumentano gli avvistamenti, ma anche le interazioni con l’uomo. Con 50.000 megattere lungo le rotte migratorie, cresce il rischio di disturbo da parte di imbarcazioni turistiche e private.
Gli esperti ricordano alcune regole fondamentali per un avvistamento responsabile:
- Mai avvicinarsi sotto i 100 metri, che diventano 300 in presenza di un cucciolo.
- Evitare inseguimenti o manovre dirette.
- Lasciare che siano le balene ad avvicinarsi, se lo desiderano.
“Gli incontri migliori avvengono quando è la balena a sceglierlo”, ha sottolineato la biologa marina Adelaide Dedden.