Il Mar Mediterraneo ormai è caldissimo: superati i 25 gradi
La temperatura superficiale dell’acqua del Mediterraneo ha già superato di oltre 5°C la media climatologica del periodo.
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IIl Mar Mediterraneo è già in piena ondata di calore marina. A fine giugno, secondo i dati più recenti del servizio Copernicus dell’Unione Europea, la temperatura superficiale dell’acqua ha superato di oltre 5°C la media climatologica del periodo. Il fenomeno è noto come Marine Heatwave (MHW), e rappresenta un chiaro sintomo del cambiamento climatico in atto.
Un mare che si scalda troppo in fretta
Superare i 25°C nel Mediterraneo non è di per sé anomalo, ma farlo già a giugno è un segnale preoccupante. Il Mar Mediterraneo è un bacino chiuso, e questa sua conformazione lo rende particolarmente vulnerabile al riscaldamento delle acque. In alcune aree, come il Mar Tirreno e il Mar delle Baleari, si sono raggiunti picchi eccezionali di 30°C.

Le mappe pubblicate dal Copernicus Marine Environment Monitoring Service (CMEMS) mostrano chiaramente le anomalie: zone in rosso scuro corrispondono a temperature che superano la media stagionale di oltre cinque gradi. Tra le aree più colpite troviamo la Sardegna, le Baleari e l’Italia centro-meridionale.
Gli effetti sulla terraferma e sulla biodiversità
Il riscaldamento del mare non è un fenomeno isolato: più calore accumulato nell’acqua significa più energia da rilasciare. Questo comporta un aumento della frequenza e dell’intensità di eventi meteorologici estremi, come temporali violenti, grandinate o ondate di calore persistenti. L’aria calda e umida proveniente dal mare contribuisce a rafforzare le bolle africane che investono l’Europa meridionale, facendo salire ulteriormente le temperature in superficie.
Ma il problema si estende anche alla vita marina. L’innalzamento termico mette a rischio la biodiversità, stressando gli organismi marini e alterando gli equilibri ecologici. Uno degli effetti più evidenti è la comparsa di mucillaggine, sostanza gelatinosa composta da alghe e batteri, che si accumula lungo le coste e danneggia turismo, pesca e qualità delle acque.
Uno scenario che si ripete
Quello che sta accadendo nel 2025 non è un’eccezione, ma una tendenza ormai consolidata. Già lo scorso anno, durante l’estate, i mari italiani avevano sperimentato un incremento anomalo delle temperature, accompagnato da fenomeni come la mucillaggine nel Mar Adriatico. La differenza, oggi, è che questi eventi si manifestano sempre più precocemente e con maggiore intensità.
Monitorare per prevenire
Per affrontare questa nuova normalità, il monitoraggio è uno strumento cruciale. I dati di Copernicus, forniti in modalità open data attraverso il CMEMS, sono fondamentali per comprendere e anticipare gli effetti del cambiamento climatico sui mari. Consentono di pianificare misure di adattamento, proteggere gli ecosistemi costieri e gestire in modo più efficace i rischi ambientali legati alle alte temperature marine.
Il Mediterraneo, oggi, è un termometro del clima globale: la sua febbre non è più ignorabile.