Comprare cibo senza plastica nella confezione è quasi impossibile

La plastica è ancora oggi il materiale predominante per il packaging alimentare, ma il settore è alla ricerca di soluzioni più sostenibili.

Comprare cibo senza plastica nella confezione è quasi impossibile

LLa plastica è ancora oggi il materiale predominante per il packaging alimentare, ma il settore è alla ricerca di soluzioni più sostenibili. Secondo lo studio Material Change Index, il 46% degli imballaggi alimentari nei supermercati italiani è in plastica, spesso senza una reale necessità. La quantità di rifiuti generati è impressionante: 27,3 miliardi di pezzi all’anno solo in Italia.

Comprare cibo senza plastica nella confezione è quasi impossibile

Nonostante il 98% di produttori e distributori si stia impegnando per ridurre l’uso della plastica, la transizione verso materiali alternativi presenta diverse difficoltà. Tra le principali criticità emergono il costo delle materie prime e la percezione dei consumatori: il 72% delle aziende ritiene che i clienti non siano disposti a pagare di più per un packaging sostenibile. A ciò si aggiunge il timore che alternative ecologiche possano risultare meno pratiche e meno competitive.

Dove si usa di più il packaging in plastica? L’analisi di Retail Economics ha evidenziato che alcuni settori alimentari fanno un uso particolarmente elevato di plastica negli imballaggi. Tra questi troviamo:

  • Pane, riso e cereali (87%)
  • Carne e pesce (86%)
  • Bevande analcoliche (85%)
  • Latticini (81%)

Molti di questi prodotti potrebbero essere confezionati con materiali alternativi, riducendo significativamente la plastica in circolazione. Tuttavia, per alcune categorie merceologiche, come carne e pesce, la plastica garantisce una migliore conservazione ed è più difficile da sostituire.

Plastica e packaging alimentari: la situazione in Europa

Il Material Change Index ha analizzato i materiali di imballaggio nei principali supermercati di sei paesi europei: Regno Unito, Francia, Germania, Italia, Spagna e Polonia. L’Italia si posiziona al terzo posto per uso di plastica negli imballaggi alimentari, con un tasso del 66%, a pari merito con la Germania.

Ecco la classifica dei paesi che usano più plastica nel packaging alimentare:

  • Regno Unito – 70%
  • Spagna – 67%
  • Italia e Germania – 66%
  • Polonia – 62%
  • Francia – 59%

La Francia è l’unico paese in cui meno della metà degli alimenti è confezionata in plastica. Questo è dovuto principalmente alla presenza diffusa di banchi del fresco e negozi biologici che incentivano l’acquisto di prodotti sfusi. Inoltre, il governo francese ha adottato misure concrete per ridurre la plastica, tra cui un divieto progressivo sugli imballaggi in plastica per frutta e verdura fresca, che diventerà definitivo a metà del 2026.

Alternative alla plastica: cosa si può fare?

Il Material Change Index ha classificato la plastica presente negli imballaggi in due categorie:

  • Plastica rimovibile: può essere sostituita con materiali alternativi (come carta o vetro) riducendo il contenuto di plastica a meno dell’1% del peso totale della confezione.
  • Plastica riducibile: può essere ridotta a meno del 5% del peso, rimanendo comunque riciclabile.

Secondo DS Smith, il 90% della plastica non necessaria in Italia potrebbe essere sostituita o ridotta con alternative a base di fibre. Tuttavia, questa transizione richiede un impegno congiunto tra aziende, istituzioni e consumatori.

Paolo Marini, Managing Director di DS Smith Packaging Italia, sottolinea che “le aziende stanno facendo progressi nella riduzione della plastica, ma per un cambiamento significativo servono norme condivise a livello globale“. L’Unione Europea ha già avviato un percorso in questa direzione, ma la strada è ancora lunga.

Per garantire una transizione sostenibile ed economicamente sostenibile, è fondamentale un Trattato globale sulla plastica, con l’UE e gli Stati Uniti a guidare il processo. Non tutta la plastica può essere eliminata immediatamente, ma regolamentare il settore è la chiave per ridurre i rifiuti e favorire soluzioni alternative più ecologiche.

L’industria agroalimentare è a un bivio: da un lato c’è la necessità di ridurre l’impatto ambientale della plastica; dall’altro ci sono le difficoltà economiche e logistiche legate alla transizione. I dati mostrano che gran parte della plastica utilizzata negli imballaggi alimentari potrebbe essere evitata, ma senza un adeguato supporto normativo e senza un cambiamento nelle abitudini dei consumatori, il passaggio a soluzioni più sostenibili rischia di essere troppo lento.

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