Strato di ozono in ripresa: il “buco” potrebbe scomparire entro pochi decenni
Il bollettino evidenzia che il buco dell’ozono sopra l’Antartide nel 2024 è stato più piccolo rispetto alla media degli ultimi decenni.
Altre news
LLo strato di ozono terrestre è sulla buona strada per tornare ai livelli degli anni ’80 entro la metà del secolo. È quanto emerge dall’Ozone Bulletin 2024 della World Meteorological Organization (WMO), pubblicato in occasione della Giornata mondiale dell’ozono e del 40° anniversario della Convenzione di Vienna.
Il documento sottolinea come il Protocollo di Montreal del 1987, che ha progressivamente eliminato le sostanze chimiche responsabili della distruzione dell’ozono, rappresenti uno dei più grandi successi della cooperazione internazionale in campo ambientale.
Buco dell’ozono: i segnali di ripresa
Il bollettino evidenzia che il buco dell’ozono sopra l’Antartide nel 2024 è stato più piccolo rispetto alla media degli ultimi decenni, con un deficit massimo di 46,1 milioni di tonnellate registrato il 29 settembre, inferiore al valore medio 1990–2020.
La deplezione, inoltre, ha avuto un avvio più tardivo del solito ed è seguita una ripresa rapida, considerata dagli esperti un chiaro segnale di recupero. Pur riconoscendo che parte di queste variazioni dipende da fattori atmosferici naturali, la WMO sottolinea che il trend positivo di lungo periodo riflette l’efficacia delle politiche globali adottate.
Il ruolo del Protocollo di Montreal
Dalla sua entrata in vigore, il Protocollo ha portato all’eliminazione di oltre il 99% delle sostanze che riducono l’ozono, usate soprattutto in refrigerazione, condizionamento e spray aerosol. Secondo le previsioni, lo strato di ozono dovrebbe tornare ai livelli pre-1980 entro il 2066 sopra l’Antartide, entro il 2045 sopra l’Artico e già entro il 2040 per il resto del mondo. Questo risultato si tradurrà in minori rischi per la salute umana, con una riduzione dei casi di tumori della pelle e cataratte, ma anche in benefici significativi per gli ecosistemi terrestri e marini.

Il Segretario generale dell’ONU António Guterres ha definito il recupero dell’ozono «una prova concreta che quando i Paesi ascoltano la scienza, il progresso è possibile». Il messaggio è duplice: da un lato la necessità di mantenere alta l’attenzione e il rispetto delle regole del Protocollo, dall’altro l’importanza di estendere questa stessa logica ad altre crisi ambientali globali come quella climatica. Il successo della protezione dell’ozono dimostra infatti che la cooperazione internazionale, supportata da solide basi scientifiche, può invertire danni ambientali apparentemente irreversibili.