Mais, soia e sorgo: il cambiamento climatico aumenta la variabilità dei raccolti e minaccia la sicurezza alimentare

Il riscaldamento globale causato dai combustibili fossili aumenterà la variabilità delle rese di mais, soia e sorgo in tutti i continenti.

Mais, soia e sorgo: il cambiamento climatico aumenta la variabilità dei raccolti e minaccia la sicurezza alimentare

NNon è soltanto la quantità di cibo a essere a rischio con il riscaldamento globale, ma anche la sua stabilità. Un nuovo studio pubblicato su Science Advances rivela che la variabilità delle rese di mais, soia e sorgo – colture fondamentali per l’alimentazione umana e animale – crescerà in maniera significativa con l’aumento delle temperature.

Se fino a oggi le ricerche si erano concentrate soprattutto sul calo medio delle rese, questo lavoro mette in luce un aspetto finora meno indagato ma cruciale: la fluttuazione annuale dei raccolti, un fattore che può destabilizzare interi sistemi agricoli ed economici.

Il cambiamento climatico aumenta la variabilità dei raccolti e minaccia la sicurezza alimentare

Combinando modelli climatici e agricoli, i ricercatori hanno stimato che per ogni grado in più di riscaldamento globale la variabilità annua delle rese aumenterà del 7,1% per il mais, del 19,4% per la soia e del 9,8% per il sorgo. In altre parole, i raccolti diventeranno sempre più imprevedibili. Annate particolarmente negative, che oggi si verificano una volta ogni 100 anni, con un aumento di 3 °C si presenterebbero ogni 33 anni per il mais, 14 per la soia e 40 per il sorgo. Un dato allarmante, considerando che le politiche attuali ci proiettano verso un riscaldamento superiore agli obiettivi fissati dall’Accordo di Parigi.

Mais, soia e sorgo: il cambiamento climatico aumenta la variabilità dei raccolti e minaccia la sicurezza alimentare
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Le cause principali sono la sinergia tra temperature elevate e stress idrico. Il caldo estremo accelera la disidratazione dei suoli, che a loro volta si scaldano più rapidamente, innescando un circolo vizioso che danneggia lo sviluppo delle piante, rallenta la fotosintesi e compromette la fase riproduttiva. L’effetto è particolarmente devastante in presenza di siccità prolungate. Tra il 2000 e il 2020, ad esempio, le rese di mais hanno subito forti oscillazioni in Europa orientale, India e Africa meridionale, con variazioni superiori al 20%. In Europa, America Latina e Nord America, la variabilità è cresciuta di quasi il 50% in vent’anni.

Mais, soia e sorgo: un problema che riguarda tutti

Il tema non riguarda solo i Paesi poveri. È vero che le regioni più vulnerabili saranno quelle con minori risorse e infrastrutture per immagazzinare e distribuire i raccolti, ma anche le aree agricole più avanzate, dagli Stati Uniti all’Europa occidentale, stanno già sperimentando una maggiore instabilità. La sicurezza alimentare globale dipende infatti da un sistema agricolo interconnesso, in cui i fallimenti di produzione si ripercuotono rapidamente sui mercati internazionali.

Un aspetto spesso citato nel dibattito è il possibile “effetto fertilizzante” della CO₂, che in teoria potrebbe migliorare la fotosintesi e ridurre la perdita d’acqua nelle piante, soprattutto in quelle con fotosintesi di tipo C3 (come la soia e il grano). Tuttavia, gli scienziati sottolineano che si tratta di effetti incerti e difficili da stimare, spesso compensati da altri fattori come la carenza di nutrienti (azoto e fosforo) o l’impatto negativo della stessa CO₂ sull’intero pianeta, dall’aumento delle temperature all’acidificazione degli oceani.

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La lezione è sempre più chiara, anche se i cambiamenti non sono così semplici da attuare: l’agricoltura deve adattarsi a un clima più instabile e ostile. Servono investimenti nel miglioramento genetico delle colture, in innovazioni tecnologiche per la gestione delle risorse idriche e in politiche agricole lungimiranti che aiutino a mitigare gli effetti del riscaldamento globale. Ma soprattutto, sottolineano gli autori dello studio, senza una rapida riduzione delle emissioni da combustibili fossili, ogni strategia di adattamento rischia di essere insufficiente. La crisi climatica sta già erodendo la stabilità dei raccolti: il tempo per intervenire non è infinito.

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