Cina, le emissioni di CO₂ si stabilizzano: rinnovabili record e segnali di un picco anticipato
Le emissioni di CO2 della Cina sono rimaste uguali o sono scese negli ultimi 18 mesi: i dati del Centre for Research on Energy and Clean Air.
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PPer la prima volta da decenni, la crescita delle emissioni cinesi di anidride carbonica sembra essersi fermamente arrestata. Secondo una nuova analisi del Centre for Research on Energy and Clean Air (CREA) pubblicata da Carbon Brief, le emissioni di CO₂ della Cina sono rimaste stabili o in lieve calo negli ultimi 18 mesi, segnando una possibile svolta nella traiettoria del principale emettitore di gas serra al mondo. Il dato arriva in concomitanza con i negoziati della COP30 in corso a Belém, dove il ruolo di Pechino rimane decisivo per il successo globale degli obiettivi climatici.
Cina, emissioni stabili da marzo 2024: il peso delle rinnovabili e dei veicoli elettrici
Il rallentamento delle emissioni è iniziato nel marzo 2024 e si è mantenuto costante fino al terzo trimestre del 2025, quando i livelli di CO₂ sono risultati invariati rispetto all’anno precedente. A contribuire maggiormente a questo risultato è stato l’incremento massiccio delle energie rinnovabili e la diffusione capillare dei veicoli elettrici, che hanno ridotto del 5% il consumo di carburanti nel settore dei trasporti. Anche comparti tradizionalmente ad alta intensità energetica, come quello del cemento e dell’acciaio, hanno registrato un calo rispettivamente del 7% e dell’1%, complice la crisi immobiliare che continua a pesare sull’economia cinese.

Allo stesso tempo, però, si osserva una crescita del 10% nella domanda di petrolio da parte dell’industria chimica, trainata dalla produzione di plastica e materiali sintetici. Questo aumento ha parzialmente compensato i progressi in altri settori, mantenendo la bilancia delle emissioni complessive in un equilibrio delicato.
Solare ed eolico coprono quasi tutto l’aumento della domanda elettrica
Il settore energetico, principale fonte di emissioni della Cina, è riuscito a mantenere le emissioni stabili nonostante una crescita della domanda di elettricità del 6,1% nel terzo trimestre del 2025, rispetto al 3,7% della prima metà dell’anno. Quasi il 90% di questo incremento è stato coperto da fonti non fossili. La produzione di energia solare è cresciuta del 46% e quella eolica dell’11%, con un contributo marginale ma costante anche da parte di nucleare e idroelettrico.

Tra gennaio e settembre 2025, la Cina ha installato 240 gigawatt di capacità solare e 61 GW di eolico, avvicinandosi a un nuovo record annuale. Nel 2024 il Paese aveva già installato 333 GW di solare, più del resto del mondo messo insieme. La rapida espansione delle rinnovabili sta dunque compensando in gran parte l’aumento della domanda interna di energia, evitando che il ritorno della crescita economica si traduca in un nuovo picco emissivo.
Picco delle emissioni prima del 2030?
Questa tendenza rafforza le ipotesi di chi ritiene che la Cina possa raggiungere il picco delle emissioni prima del 2030, in anticipo rispetto agli impegni ufficiali di Pechino. A settembre, il presidente Xi Jinping ha annunciato che nei prossimi dieci anni il Paese ridurrà le emissioni di gas serra del 7-10% rispetto al livello massimo, confermando l’obiettivo della neutralità carbonica entro il 2060. Tuttavia, secondo gli analisti, per allinearsi agli scenari compatibili con l’Accordo di Parigi, la Cina dovrebbe puntare a un taglio del 30% nel prossimo decennio.
Le cifre del terzo trimestre 2025 confermano comunque l’appiattimento della curva delle emissioni, mentre i dati di settembre segnalano un calo del 3% rispetto allo stesso mese del 2024. Se questa tendenza dovesse proseguire anche nel quarto trimestre, il 2025 potrebbe essere ricordato come l’anno del punto di svolta nella traiettoria emissiva cinese.
Nonostante i progressi, il CREA prevede che la Cina mancherà l’obiettivo di riduzione dell’intensità di carbonio (emissioni di CO₂ per unità di PIL) fissato per il periodo 2020-2025. Il target era una riduzione del 18%, ma il risultato effettivo potrebbe fermarsi intorno al 12%. Raggiungere il traguardo del -65% entro il 2030 rispetto ai livelli del 2005 richiederà dunque una forte accelerazione della transizione energetica, soprattutto nei settori industriali e nei trasporti pesanti.