California alla COP30: alleanze globali, leadership climatica e diplomazia verde in assenza degli Stati Uniti

Alla COP30 di Belém la California ha scelto di comportarsi come un vero attore internazionale in assenza degli Stati Uniti come Paese.

California alla COP30: alleanze globali, leadership climatica e diplomazia verde in assenza degli Stati Uniti

AAlla COP30 di Belém, mentre Stati Uniti, Cina e India arrivano con delegazioni ridotte o assenti, la California sceglie una strada diversa: comportarsi come un vero attore internazionale. Il governatore Gavin Newsom ha presentato una serie di nuove partnership con Brasile, Colombia e Cile, rafforzando il ruolo dello Stato come leader climatico globale in un momento di vuoto politico lasciato da Washington. Le iniziative annunciate puntano a consolidare cooperazione su energia pulita, riduzione del metano, innovazione tecnologica e protezione degli ecosistemi, mostrando come uno Stato subnazionale possa contribuire alle dinamiche globali della transizione verde.

La strategia di Newsom: colmare il vuoto federale con diplomazia climatica

Con il ritiro degli Stati Uniti dall’Accordo di Parigi voluto da Donald Trump e la scelta di non inviare una delegazione di alto livello alla COP30, Newsom ha parlato apertamente di “assenza di leadership americana”. Da qui la decisione di proiettare la California sul palcoscenico internazionale. A São Paulo, il governatore ha spiegato che la presenza della delegazione californiana è fondamentale per dare un segnale di continuità a partner che, altrimenti, vedrebbero gli USA come un attore sempre meno affidabile sulle politiche climatiche. Il messaggio politico è chiaro: la California può essere un partner stabile, anche quando Washington non lo è.

California: accordi con Brasile, Colombia e Cile

Nella terza giornata della COP30, Newsom ha supervisionato la firma di tre nuovi accordi:

• California–Colombia: un memorandum d’intesa su biodiversità, energie pulite, trasporti elettrici, soluzioni basate sulla natura e soprattutto taglio delle emissioni di metano. L’intesa è stata firmata dal California Natural Resources Secretary Wade Crowfoot dopo un incontro con la ministra dell’Ambiente colombiana, Irene Vélez.

• California–Cile: un MOU mirato alla riduzione del metano, firmato dalla presidente del California Air Resources Board, Lauren Sanchez. Il Cile è uno dei Paesi più attivi nella transizione energetica in America Latina, e la collaborazione mira a accelerare innovazioni nel settore dei rifiuti, dell’agricoltura e dell’energia.

• California–Brasile: una dichiarazione di intenti sull’innovazione con la ministra brasiliana Esther Dweck. L’accordo riguarda uso responsabile dell’intelligenza artificiale, digitalizzazione dei servizi pubblici, modernizzazione amministrativa e applicazione di politiche ambientali basate su evidenze scientifiche.

California alla COP30
© Governor Newsom

Per la California, la partecipazione ai vertici Onu non è solo simbolica. Legislatori e funzionari raccontano che queste esperienze hanno prodotto politiche concrete nello Stato. Un esempio è il lavoro con la Danimarca, che ha portato tecnologie per il mappaggio delle falde acquifere utilizzate oggi nella gestione della siccità. Oppure i contatti avuti alla COP28 di Dubai, che hanno ispirato nuove leggi sulla cattura e sequestro della CO₂.

California, un modello di transizione: emissioni giù del 21%, economia su dell’81%

La narrativa californiana si appoggia su dati solidi:

• -21% di emissioni dal 2000
• +81% PIL nello stesso periodo
• 2/3 dell’elettricità proveniente da fonti pulite nel 2023
• 15.000 MW di capacità di accumulo, con una crescita del 1.944% dall’inizio dell’era Newsom
• 100% rinnovabili per periodi del giorno quasi quotidianamente nel 2024-2025

I numeri mostrano una transizione in corso che non ha frenato l’economia, un argomento che Newsom porta con forza nei contesti diplomatici internazionali. Gli esperti sottolineano che California non può sostituire gli Stati Uniti, ma può evitare un vuoto totale di leadership climatica americana. La sua presenza manda un messaggio ai partner internazionali: alcune parti del Paese restano impegnate nella lotta al cambiamento climatico. Certo, non mancano neanche critiche: alcuni attivisti ritengono che le COP siano troppo distanti dai territori colpiti dagli impatti climatici e troppo vicine agli interessi industriali. Ma la delegazione californiana ribadisce che gli accordi firmati in questi contesti hanno già prodotto effetti reali.

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