Auto diesel Euro 5, stop dal 1° ottobre 2025 in quattro regioni: cosa cambia e perché il provvedimento è contestato

A partire dal 1° ottobre 2025 scatterà lo stop alla circolazione per le auto diesel Euro 5 in Lombardia, Piemonte, Veneto ed Emilia-Romagna.

Auto diesel Euro 5, stop dal 1° ottobre 2025 in quattro regioni: cosa cambia e perché il provvedimento è contestato

AA partire dal 1° ottobre 2025 scatterà lo stop alla circolazione per le auto diesel Euro 5 in Lombardia, Piemonte, Veneto ed Emilia-Romagna, nei comuni con più di 30.000 abitanti. Il divieto sarà attivo nei giorni feriali, dalle 8:30 alle 18:30, fino al 15 aprile 2026. La misura, stabilita nell’ambito dei nuovi piani regionali per la qualità dell’aria, è una risposta diretta alle procedure d’infrazione europee per il superamento sistematico dei limiti di inquinamento atmosferico nella Pianura Padana.

Auto diesel Euro 5, stop dal 1° ottobre 2025 in quattro regioni: cosa cambia e perché il provvedimento è contestato

L’obiettivo è ridurre le concentrazioni di particolato fine e ossidi di azoto, che secondo la Corte di giustizia UE sono stati superati regolarmente tra il 2008 e il 2017, in particolare nelle aree urbane e industriali di Milano, Torino, Roma e Napoli. Il problema, però, persiste: nel 2022, i limiti giornalieri di PM10 sono stati ancora oltrepassati in 24 zone italiane, e i limiti annuali in un’ulteriore area, spingendo Bruxelles ad aprire una nuova procedura d’infrazione nel marzo 2024.

Il decreto 121/2023, approvato dal governo, obbliga le regioni del bacino padano ad aggiornare i propri piani di contrasto all’inquinamento. Le restrizioni previste variano da regione a regione: in Lombardia il blocco sarà permanente (7:30–19:30 nei giorni feriali), in Piemonte ed Emilia-Romagna stagionale (8:30–18:30), mentre il Veneto ha optato per il divieto totale 24 ore su 24, 7 giorni su 7. Le sanzioni vanno da 168 euro fino alla sospensione della patente, e riguarderanno anche le auto con targa estera.

Auto Euro 5 diesel: chi è coinvolto

Le auto diesel Euro 5 sono quelle immatricolate tra il 2009 e il 2015. Secondo i dati dell’Aci aggiornati al 31 dicembre 2023, in Italia sono ancora in circolazione oltre 3,7 milioni di veicoli Euro 5, in gran parte concentrati proprio nelle regioni del Nord. In Lombardia sono circa 484.000, in Veneto oltre 340.000, in Piemonte 236.000 e in Emilia-Romagna circa 270.000.

Questi veicoli, pur essendo dotati di filtri antiparticolato, emettono quantità di ossidi di azoto superiori rispetto agli Euro 6, attualmente considerati il livello minimo per circolare. Il blocco rappresenta quindi l’ultimo step di un processo graduale già avviato con l’eliminazione dalla circolazione degli Euro 0, 1, 2 e 3, e dal 2022 anche degli Euro 4 in molte città.

Auto diesel Euro 5, stop dal 1° ottobre 2025 in quattro regioni: cosa cambia e perché il provvedimento è contestato

Il nodo politico: emendamento della Lega e resistenze locali

La misura è però al centro di un acceso dibattito politico. La Lega, con il sostegno del ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, ha presentato un emendamento al decreto Infrastrutture con l’intento di posticipare lo stop al 31 ottobre 2026, lasciando alle regioni la facoltà di anticipare o ritardare il provvedimento. L’obiettivo dichiarato è tutelare le famiglie e le imprese che verrebbero penalizzate dalla perdita dell’auto come mezzo di trasporto primario.

L’emendamento è sostenuto apertamente dalle giunte regionali di Lombardia, Veneto e Piemonte, tutte a guida leghista, che hanno firmato una nota congiunta nella quale si chiede di “individuare misure alternative con pari efficacia ambientale ma senza penalizzare i cittadini”.

Più defilata invece l’Emilia-Romagna, guidata dal centrosinistra, che non ha aderito alla richiesta e resta orientata a rispettare la scadenza di ottobre. A Roma, la giunta Gualtieri ha invece proposto alla Regione Lazio una deroga specifica per consentire agli Euro 5 diesel di circolare nella ZTL, nonostante le restrizioni previste dal piano regionale.

Il sistema Move-In e possibili alternative

Per attutire l’impatto immediato, alcune regioni hanno introdotto il sistema Move-In (Monitoraggio dei Veicoli Inquinanti), che consente ai proprietari di auto Euro 5 di continuare a circolare entro un tetto chilometrico annuale, monitorato tramite Gps. Una soluzione temporanea che comporta un costo contenuto per l’utente, ma che non risolve il problema strutturale.

In parallelo, le amministrazioni stanno valutando misure compensative rivolte ad altri settori inquinanti, come industria, agricoltura e trasporto pubblico, per alleggerire le restrizioni sui veicoli privati senza compromettere gli obiettivi di qualità dell’aria.

Il destino delle auto Euro 5 si decide in Parlamento

Il decreto infrastrutture è stato approvato dal governo il 19 maggio 2025, ma dovrà essere convertito in legge entro il 19 luglio. Solo allora sarà chiaro se il blocco scatterà davvero a ottobre o se sarà rinviato. “Stiamo lavorando per annullare il blocco – ha dichiarato Matteo Salvini – è una delle follie della Commissione von der Leyen. Il mercato deve decidere, non l’ideologia del Green Deal”.

Nel frattempo, oltre un terzo delle auto in circolazione in Italia ha più di 15 anni, e circa 1,25 milioni di veicoli appartengono a classi Euro 4 o inferiori. Un parco auto anziano e altamente inquinante, che rappresenta una sfida per le politiche di decarbonizzazione, ma anche per l’equità sociale, in un momento in cui la transizione ecologica rischia di colpire soprattutto le fasce più deboli della popolazione.

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