Le città italiane devono fare ancora molto per essere a misura di bambino
Mobilità sostenibile significa anche mobilità a misura di cittadino e di bambino. L’Italia ha ancora molti passi da compiere in questa direzione.
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LLa mobilità urbana sostenibile non è solo una questione ambientale, ma anche di equità e sicurezza, soprattutto per i più piccoli. Strade sicure, piste ciclabili protette e limiti di velocità adeguati sono le basi per rendere le città a misura di bambino. L’Italia, però mostra ancora forti ritardi su questi fronti, come emerge dalla classifica europea stilata da Clean Cities Campaign, una coalizione di oltre 100 organizzazioni impegnate per una mobilità urbana a zero emissioni entro il 2030.
L’indagine ha analizzato 36 città europee, valutandole secondo tre indicatori fondamentali: numero di strade scolastiche, estensione delle piste ciclabili protette e presenza di zone con limite a 30 km/h. Questi parametri sono in linea con le raccomandazioni delle Nazioni Unite e di esperti internazionali per città più sicure e vivibili per un bambino.
Nessuna città italiana entra nella top 10 europea. Bologna è la prima italiana in classifica, ma solo al 16° posto. Seguono Milano (23ª), Torino (24ª), Firenze (29ª) e Roma (32ª). Risultati che indicano quanto lavoro ci sia ancora da fare per colmare il divario con le città più virtuose.
Città a misura di bambino: le strade scolastiche
L’Italia registra segnali positivi sul fronte delle strade scolastiche, ovvero tratti urbani chiusi temporaneamente o permanentemente al traffico in prossimità delle scuole. Milano è al 2° posto in Europa per numero di strade scolastiche, seguita da Torino (4ª) e Bologna (11ª). Anche Roma si posiziona discretamente al 16° posto. Firenze, invece, è tra le ultime dieci città europee, senza nemmeno una strada scolastica attiva.
Milano, grazie al programma “Piazze aperte”, ha realizzato 14 strade scolastiche entro la fine del 2024, con altri cinque interventi previsti nel 2025 e 23 strade car-free temporanee. Anche Roma ha iniziato con entusiasmo, arrivando a 15 strade scolastiche pedonali e 5 temporanee. Tuttavia, l’iniziativa ha poi rallentato per mancanza di fondi, anche se il sindaco Roberto Gualtieri ha recentemente promesso di completare i progetti in corso e aumentarli significativamente nei prossimi anni.
Zone 30: Bologna fa da apripista, ma il resto d’Italia arranca
Il secondo indicatore riguarda l’introduzione delle zone 30, considerate fondamentali per ridurre incidenti, rumore e inquinamento. Bologna, con quasi il 46% della rete stradale coperta da limite 30 km/h, è la città italiana più avanzata in questo ambito, posizionandosi al 18° posto nella classifica europea. Firenze segue al 24°, mentre Milano (30ª), Torino (31ª) e Roma (33ª) sono molto indietro.
La moderazione della velocità è un intervento essenziale, non solo per proteggere i bambini, ma per migliorare la vivibilità complessiva delle aree urbane.
Ciclabilità protetta: infrastrutture ancora carenti
Il terzo indicatore analizza la presenza di piste ciclabili fisicamente separate dal traffico, considerate indispensabili per la sicurezza dei ciclisti, soprattutto dei più piccoli. Anche in questo campo l’Italia è molto indietro. Roma figura tra le ultime tre città europee. Milano, Torino, Firenze e Bologna si trovano nella fascia medio-bassa, segno che le infrastrutture ciclabili sono ancora frammentarie e poco sicure.

È evidente che serve un investimento strutturale e continuativo, basato su una pianificazione a lungo termine e su un impegno politico chiaro e condiviso. Le esperienze positive, come quella di Milano, dimostrano che dove esiste una forte spinta civica dal basso, è possibile ottenere risultati concreti.
Il ruolo della cittadinanza e le prospettive future
Come sottolinea Anna Becchi, Campaign Lead di Streets for Kids, i migliori risultati si ottengono dove genitori, movimenti dal basso e cittadini attivi riescono a fare pressione sulle amministrazioni per attuare cambiamenti reali. In Italia, le città che hanno ottenuto risultati più visibili — Milano, Roma, Torino — lo devono anche a questa mobilitazione civica.