Il buco dell’ozono si sta restringendo ed è merito nostro
Il buco dell’ozono, per anni una delle minacce più gravi per la salute della Terra, sta sostanzialmente diminuendo.
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DDopo decenni di preoccupazioni globali e azioni concrete, arriva una notizia che segna un passo fondamentale per la protezione dell’ambiente: il buco dell’ozono, che per anni ha rappresentato una delle minacce più gravi per la salute della Terra, sta sostanzialmente diminuendo. Il merito di questo miglioramento, come dimostrato da uno studio del Massachusetts Institute of Technology (MIT) pubblicato su Nature, va all’efficace messa al bando dei clorofluorocarburi (CFC), i gas inquinanti che per decenni hanno danneggiato lo strato di ozono.
Il buco dell’ozono e il Protocollo di Montreal
Il buco dell’ozono si forma principalmente sopra l’Antartide ed è dovuto all’assottigliamento dello strato di ozono, una barriera naturale che ci protegge dalle pericolose radiazioni solari. Per anni, i CFC, utilizzati come refrigeranti, isolanti e nei propellenti, sono stati i principali responsabili del danneggiamento di questo strato. Tuttavia, nel 1987, a seguito della crescente preoccupazione scientifica, i paesi di tutto il mondo si sono uniti per firmare il Protocollo di Montreal, un accordo internazionale che mirava a ridurre e successivamente vietare l’uso di queste sostanze.
Da quel momento sono trascorsi 38 anni e i risultati si stanno finalmente manifestando: le concentrazioni di CFC in atmosfera sono notevolmente diminuite, e come confermano i dati più recenti, l’ozono sta facendo dei progressi concreti verso la ricostruzione. Questo segna un’importante vittoria per la comunità internazionale, che ha dimostrato che un impegno collettivo può veramente fare la differenza.
Il miglioramento osservato e le ragioni scientifiche
Nel 2024 il Servizio di monitoraggio di Copernicus ha già osservato segnali positivi: il buco dell’ozono si è formato in ritardo rispetto alla media degli anni precedenti, e le sue dimensioni sono state più contenute rispetto al passato. Tuttavia, fino ad oggi non era stato possibile identificare con certezza la causa principale di questa chiusura. Se infatti variabili come stagionalità, vortice polare ed eventi climatici come El Niño e La Niña influenzano lo spessore dello strato di ozono, i ricercatori del MIT, guidati da Susan Solomon, sono riusciti finalmente a determinare che l’efficacia del Protocollo di Montreal è il fattore decisivo.
Utilizzando un approccio innovativo chiamato “fingerprinting”, che viene utilizzato per studiare gli effetti dei cambiamenti climatici, il team ha esaminato i cambiamenti nello strato di ozono in relazione a diversi fattori ambientali. Attraverso numerose simulazioni e l’analisi dei dati satellitari dal 2005, hanno identificato chiaramente che la riduzione dei CFC è responsabile del miglioramento, con una certezza del 95%.
Un segno di speranza per il futuro
Il recupero dell’ozono non è solo una buona notizia per l’ambiente, ma anche per la salute globale, poiché una maggiore protezione dalle radiazioni solari riduce i rischi di malattie come il cancro della pelle e le cataratte. Secondo Susan Solomon, se il recupero dell’ozono continuerà su questa strada, è possibile che entro il 2035 si verifichi un anno in cui non ci sarà alcun assottigliamento dello strato di ozono sopra l’Antartide.
In effetti, è possibile che vedremo il buco dell’ozono scomparire completamente nel corso della nostra vita, e questo sarà il risultato di una azione globale concertata che ha dimostrato che anche i problemi ambientali più complessi possono essere affrontati e risolti se c’è un impegno collettivo.