Emissioni di metano ai massimi nel 2024: il gas serra più pericoloso continua a sfuggire al controllo
Le emissioni globali di metano hanno raggiunto nel 2024 livelli estremamente elevati, sfiorando i 610 milioni di tonnellate.
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LLe emissioni globali di metano hanno raggiunto nel 2024 livelli estremamente elevati, sfiorando i 610 milioni di tonnellate. Lo rivela l’ultimo rapporto Global Methane Tracker pubblicato dall’Agenzia internazionale dell’energia (IEA), che denuncia una situazione ormai critica per il clima del pianeta e per la sicurezza energetica. Nonostante le promesse internazionali e la disponibilità di tecnologie efficaci, le fughe di questo potente gas serra non accennano a diminuire.
Sommario
Il metano, un gas climalterante 80 volte più potente della CO₂
Il metano (CH₄) è responsabile di circa il 30% dell’aumento delle temperature globali registrato finora. Sebbene permanga nell’atmosfera solo per 10-12 anni, contro i secoli della CO₂, è in grado di intrappolare fino a 80 volte più calore nel breve periodo. Una caratteristica che lo rende particolarmente pericoloso, anche per la qualità dell’aria: la sua presenza contribuisce infatti alla formazione di ozono troposferico, un inquinante legato a gravi patologie cardiovascolari.
Nel 2024 la concentrazione atmosferica di metano ha raggiunto un livello oltre due volte e mezzo superiore ai valori preindustriali, con una crescita più rapida rispetto a qualsiasi altro gas serra. Dei 610 milioni di tonnellate stimate a livello globale, 145 milioni sono riconducibili al settore energetico. Le principali fonti sono:
- Attività petrolifere: 45 Mt
- Gas naturale: 35 Mt
- Miniere di carbone: oltre 40 Mt, di cui 4 Mt da miniere abbandonate
- Bioenergie: 20 Mt, soprattutto da combustione incompleta della biomassa
- Pozzi e apparecchiature dismesse o difettose: 5 Mt in totale
Le emissioni non derivano solo da uso intenzionale del metano, ma soprattutto da perdite “fuggitive” che avvengono durante l’estrazione, la produzione e il trasporto. Secondo la IEA, circa il 70% di queste perdite potrebbe essere evitato facilmente con tecnologie già esistenti e a costi contenuti. In molti casi, il gas disperso potrebbe essere catturato e venduto, trasformandosi da problema climatico in risorsa economica.

Cina, USA e Russia tra i maggiori responsabili delle emissioni di metano
Dal punto di vista geografico, la Cina è oggi il principale emettitore di metano, in gran parte a causa delle attività legate al carbone. Seguono Stati Uniti e Russia. In particolare, eventi di rilascio massiccio di metano sono stati registrati nel 2024 soprattutto in questi tre Paesi, con picchi mai rilevati prima, secondo i dati dei satelliti Sentinel-5P, MethaneSAT e Tanager-1. I satelliti, rispetto ai dati ufficiali dichiarati dai governi, restituiscono valori anche dell’80% più alti, segnalando una grave sottostima delle emissioni reali.
L’inazione non è solo un problema climatico, ma anche di efficienza e sicurezza energetica. Secondo l’IEA, nel 2024 il settore dei combustibili fossili ha disperso circa 200 miliardi di metri cubi di gas naturale. Di questi, almeno 100 miliardi avrebbero potuto essere recuperati e messi a disposizione dei mercati, contribuendo a ridurre le pressioni sui prezzi e garantire una maggiore indipendenza energetica.
Il direttore esecutivo dell’IEA, Fatih Birol, ha commentato: “Affrontare le perdite di metano e il flaring offre un doppio vantaggio: allevia la pressione sui mercati del gas e riduce le emissioni. Eppure, le misure attuate restano inferiori alle promesse fatte“.