Le tigri tornano a crescere in natura, ma il grande felino resta a rischio estinzione

Nonostante i segnali positivi, le tigri continuano a essere braccate per superstizione, predazioni sul bestiame e commercio illegale.

Le tigri tornano a crescere in natura, ma il grande felino resta a rischio estinzione

IIl più grande felino del pianeta sta lanciando un segnale di speranza, ma la sua sopravvivenza non è ancora garantita. In occasione della Giornata Mondiale della Tigre, celebrata il 29 luglio, i dati aggiornati confermano che la popolazione di tigri selvatiche è aumentata del 60% in 15 anni, passando dai circa 3.200 esemplari del 2010 agli attuali oltre 5.500. Un risultato frutto di anni di progetti di conservazione portati avanti da governi, comunità locali e organizzazioni come il WWF.

Le tigri tornano a crescere in natura, ma il grande felino resta a rischio estinzione
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Tigri, un recupero ancora fragile

Nonostante i progressi, la tigre resta in pericolo di estinzione. Il suo areale storico si è ridotto del 92%, lasciando la specie confinata in solo dieci Paesi asiatici. L’India ospita la popolazione più numerosa con 3.682 tigri censite, seguita da Cina e Russia, dove vivono circa 750 tigri dell’Amur, una sottospecie unica e ad alto rischio. In Indonesia sopravvivono appena 400 tigri di Sumatra, mentre la Thailandia ha registrato nel 2024 un incremento della popolazione, stimata tra 179 e 223 esemplari.

Questo ritorno è legato anche a interventi mirati, come la reintroduzione di prede fondamentali per la sopravvivenza dei felini: negli ultimi tre anni, il governo thailandese ha liberato oltre 100 cervi sambar e favorito l’aumento dei banteng, un bovino selvatico in declino. Più prede significano maggiori possibilità di ripresa per i predatori.

Conservazione e progetti di reintroduzione

Oltre alla protezione degli habitat esistenti, sono in corso iniziative pionieristiche di reintroduzione. Dal 2021, in India, il WWF ha collaborato con il Dipartimento Forestale dell’Uttarakhand per traslocare cinque tigri nella parte occidentale della Riserva di Rajaji.

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Un altro progetto storico è partito in Kazakistan: verso la fine del 2024, due tigri dell’Amur provenienti dai Paesi Bassi sono state trasferite in un recinto semi-naturale nell’area di Ile-Balkhash, dove la specie era estinta da oltre 70 anni. Obiettivo: riportare il ruggito della tigre anche in Asia Centrale.

Le minacce per le tigri che non scompaiono

Nonostante i segnali positivi, le tigri continuano a essere braccate per superstizione, predazioni sul bestiame e commercio illegale. Le ossa tritate, gli organi e le pelli sono ancora venduti nel mercato nero come rimedi di medicina tradizionale o come beni di lusso. Solo con la prevenzione dei conflitti tra uomini e fauna selvatica, la lotta al bracconaggio e la protezione degli habitat sarà possibile garantire un futuro alla specie.

Il ruggito della tigre torna a farsi sentire, ma non è ancora un ruggito di vittoria. La sfida del prossimo decennio sarà consolidare i risultati ottenuti e rafforzare le azioni di tutela, perché salvare la tigre significa proteggere biodiversità, foreste e servizi ecosistemici vitali anche per le comunità locali. Come ricorda il WWF, salvare la tigre è una responsabilità collettiva: solo così il grande felino potrà continuare a ruggire nelle foreste asiatiche.

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