Perché il tuo vecchio telefono potrebbe finire in Ghana?
Il nostro vecchio smartphone o computer, una volta dismesso, potrebbe finire ad Agbogbloshie, alla periferia di Accra, capitale del Ghana.
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IIl nostro vecchio smartphone o computer, una volta dismesso, potrebbe finire ad Agbogbloshie, alla periferia di Accra, capitale del Ghana. Qui sorge la più grande discarica di rifiuti elettronici (e-waste) al mondo, un luogo che rappresenta allo stesso tempo un business e un disastro ambientale e sociale.
Ogni mese arrivano decine di container carichi di dispositivi etichettati come “di seconda mano”, ma spesso non riutilizzabili e destinati a essere smantellati o bruciati per recuperare metalli come rame, ferro e alluminio.
Ghana, il business dei rifiuti elettronici
A Agbogbloshie tutto ciò che ha un valore viene estratto: da 50.000 cellulari si possono ricavare circa un chilo d’oro e dieci chili d’argento. I materiali recuperati alimentano l’industria siderurgica locale o partono illegalmente verso paesi come Cina e India. Questo circuito economico garantisce un profitto annuo stimato di 268 milioni di dollari al Ghana e il sostentamento, diretto o indiretto, di circa 200.000 persone.
La filiera è complessa: c’è chi compra i dispositivi al porto di Tema, chi funge da intermediario e chi, sul campo, li smonta o li brucia. I “burner boys”, per esempio, si occupano di incendiare le parti prive di valore, sprigionando però nubi tossiche che avvelenano aria e persone.
Un disastro ambientale e sanitario
L’impatto ambientale è devastante. I terreni presentano livelli di piombo fino a 18.000 ppm, quando il limite di sicurezza è di 400. Nel fiume Odaw, che attraversa l’area e sfocia nel Golfo di Guinea, sono praticamente scomparsi i pesci. Le analisi mostrano come le uova di galline allevate nei pressi contengano diossine clorurate oltre 220 volte i limiti UE, sostanze cancerogene e pericolose per il sistema immunitario.
L’aria non è da meno: la combustione dei rifiuti rilascia diossine, monossido e diossido di carbonio, acido cianidrico e ossido di azoto. Per i lavoratori e gli abitanti della vicina baraccopoli di Old Fadama – oltre 40.000 persone – le conseguenze sono gravi: problemi respiratori, malattie della pelle, nausea cronica e mal di testa debilitanti.
Perché i rifiuti finiscono in Ghana?
Ogni anno nel mondo si producono oltre 50 milioni di tonnellate di rifiuti elettronici, ma solo il 20% viene smaltito correttamente. Portarli in un impianto europeo costa in media 3,5-5 euro per dispositivo, mentre in Ghana meno di 1,5. Così, dispositivi provenienti da Stati Uniti, Gran Bretagna, Germania, Italia e altri Paesi finiscono per alimentare la discarica africana.
Nel 2021 il governo ghanese ha demolito parte delle baracche sorte nell’area, ma i lavoratori si sono semplicemente spostati poco più in là, continuando la loro attività. Senza alternative concrete, interventi di questo tipo rischiano solo di peggiorare le condizioni sociali ed economiche. Come ha provocatoriamente scritto il fotografo ghanese Muntaka Chasant, la domanda resta aperta: si è trattato della “fine di un’era” o di una nuova ingiustizia?
Quel che è certo è che Agbogbloshie rappresenta uno dei paradossi della nostra epoca: da un lato il progresso tecnologico che produce dispositivi sempre nuovi, dall’altro la discarica di rifiuti elettronici più grande del mondo, simbolo delle disuguaglianze globali e della mancanza di una gestione sostenibile dell’e-waste.